mercoledì 1 aprile 2015

Doccia gelata sulla disoccupazione

Editoriale Radio Onda Libera dell'1 aprile 2015

Secondo l'Istat, il tasso di disoccupazione a febbraio è risalito al 12,7% Dopo i segnali positivi di dicembre e gennaio, il mercato del lavoro italiano subisce una battuta d'arresto: 67mila disoccupati in più rispetto al febbraio 2014. I giovani disoccupati aumentano di 11mila nel mese, per un tasso del 42,6%: cresce di 1,3 punti. Quindi un calo degli occupati e un aumento del tasso di disoccupazione.
Senza addentrarci nei numeri e nelle cifre, la lettura dei dati ha scatenato ovviamente una valanga di polemiche e reazioni. E non poteva essere diversamente soprattutto dopo che il governo aveva sbandierato forse con un facile entusiasmo l'inizio della ripresa economica. Le opposizioni sono partite all'attacco sottolineando come i numeri smentiscano Renzi e il ministro del lavoro Poletti, che solo cinque giorni fa avevano parlato di un aumento di quasi il 40% dei contratti a tempo indeterminato. Ma l'attacco più duro è quello lanciato dal leader M5S Beppe Grillo che sulla sua pagina Facebook scrive "La disoccupazione aumenta, le balle pure".
Comunque a nostro avviso sarà il caso di affrontare il problema della crisi con più cautela e serietà. Tutti auspichiamo che dopo otto anni di buio e sofferenza finalmente il Paese esca dal tunnel. Ma è controproducente parlare di ripresa e di ottimismo quando le aziende continuano a chiudere, la disoccupazione - in particolare quella giovanile - aumenta e le famiglie soffrono più di prima. Insomma va bene vedere a tutti i costi gli spiragli, ma qui deve succedere qualcosa di concreto altrimenti dovrmp cambiare tutti occhiali.
Nessuno ha la bacchetta magica e il lavoro non si inventa dall'oggi al mattino, la situazione è più complessa, ma due-tre strumenti per creare ricchezza ci sarebbero pure per fare qualcosa ma fino ad oggi nessun governo ha avuto il coraggio di metterli in pratica. Quali? La riduzione della spesa pubblica, il contenimento della corruzione, i tagli dei privilegi e dei benefit. Quindi sostegno a chi produce.
Ecco, se si facesse qualcosa in questa direzione staremmo tutti meglio perché il debito pubblico calerebbe, la pressione fiscale pure e aumenterebbero i consumi e di conseguenza si creerebbero posti di lavoro. Questa è una delle strade percorribili, ma occorre la volontà politica di fare le cose. Altrimenti non si va da nessuna parte, anzi va sempre peggio.

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