Secondo l'Istat, il tasso di disoccupazione a febbraio è
risalito al 12,7% Dopo i segnali positivi di dicembre e gennaio, il mercato del
lavoro italiano subisce una battuta d'arresto: 67mila disoccupati in più
rispetto al febbraio 2014. I giovani disoccupati aumentano di 11mila nel mese,
per un tasso del 42,6%: cresce di 1,3 punti. Quindi un calo degli occupati e un aumento del tasso di disoccupazione.
Senza addentrarci nei numeri e nelle cifre, la lettura dei dati
ha scatenato ovviamente una valanga di polemiche e reazioni. E non poteva
essere diversamente soprattutto dopo che il governo aveva sbandierato forse con
un facile entusiasmo l'inizio della ripresa economica. Le opposizioni sono partite all'attacco sottolineando
come i numeri smentiscano Renzi e il ministro del lavoro Poletti, che solo
cinque giorni fa avevano parlato di un aumento di quasi il 40% dei
contratti a tempo indeterminato. Ma l'attacco più duro è quello lanciato dal leader M5S
Beppe Grillo che sulla sua pagina Facebook scrive "La disoccupazione
aumenta, le balle pure".
Comunque a nostro avviso sarà il caso di affrontare il
problema della crisi con più cautela e serietà. Tutti auspichiamo che dopo otto anni
di buio e sofferenza finalmente il Paese esca dal tunnel. Ma è
controproducente parlare di ripresa e di ottimismo quando le aziende continuano
a chiudere, la disoccupazione - in particolare quella giovanile - aumenta e le
famiglie soffrono più di prima. Insomma va bene vedere a tutti i costi gli spiragli, ma
qui deve succedere qualcosa di concreto altrimenti dovrmp cambiare tutti
occhiali.
Nessuno ha la bacchetta magica e il lavoro non si inventa
dall'oggi al mattino, la situazione è più complessa, ma due-tre strumenti per
creare ricchezza ci sarebbero pure per fare qualcosa ma fino ad oggi nessun
governo ha avuto il coraggio di metterli in pratica. Quali? La riduzione della
spesa pubblica, il contenimento della corruzione, i tagli dei privilegi e dei
benefit. Quindi sostegno a chi produce.
Ecco, se si facesse qualcosa in questa
direzione staremmo tutti meglio perché il debito pubblico calerebbe, la
pressione fiscale pure e aumenterebbero i consumi e di conseguenza si
creerebbero posti di lavoro. Questa è una delle strade percorribili, ma occorre la
volontà politica di fare le cose. Altrimenti non si va da nessuna parte, anzi va
sempre peggio.
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