venerdì 30 gennaio 2015

Il patto del Nazareno s'è rotto

Editoriale Radio Onda Libera del 30 gennaio 2015

Prima votazione per l'elezione del Presidente della Repubblica. Fumata nera. Sul nome di Sergio Mattarella si sono verificati due avvenimenti di natura politica, al di là della votazione del Parlamento. Due avvenimenti che sono la faccia della stessa medaglia e cioè il Pd si è ricompattato all'unanimità sul candidato fatto da Renzi e nello stesso tempo si è rotto il famoso patto del Nazareno, l'accordo tra il premier e il Cavaliere sulle riforme.
Questa la lettura politica della giornata di ieri. Che diciamolo subito è stata caratterizzata dalla mossa cinica e coraggiosa di Renzi che è riuscito a far convergere sull'ex democristiano la minoranza del suo partito. E a scaricare in contemporanea il suo grande alleato, il Cavaliere.
Ora la road map prevede oggi due votazioni ,una stamattina e l'altra nel pomeriggio. Non dovrebbe succedere nulla oggi perché la maggioranza richiesta è ancora alta. Ma domani dovrebbe essere il giorno giusto, perché i numeri necessari sono più abbordabili. E quindi, se non ci saranno colpi di scena dell'ultimo momento, Mattarella sarà il nuovo presidente della Repubblica. 

Ora qualche considerazione. Innanzi tutto il metodo: se tutto filerà liscio, perché in politica mai dire mai, è la prima volta nella storia della Repubblica che si fa un nome non per bruciarlo ma per votarlo ed eleggerlo. È questo è un merito e un atto di trasparenza oltre che di assunzione di responsabilità.
Poi nel merito: Mattarella è un politico perbene, ma non è proprio il nuovo che avanza. Ha 74 anni, un quarto di secolo in Parlamento, incarichi di governo come ministro dell'Istruzione e della Difesa, in tutto e per tutto esponente della Democrazia cristiana. Insomma, da Renzi forse la gente si aspettava un presidente più giovane, anzi lo aveva proprio prospettato il premier, che aveva parlato di una persona sotto i sessanta e perché no donna. Bene Mattarella non ha quell'eta e non è donna.
La verità vera è che la terza Repubblica ha bisogno di personaggi della prima Repubblica per andare avanti.

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