venerdì 23 gennaio 2015

Stracci volanti dentro il Pd

Editoriale Radio Onda Libera del 23 gennaio 2015

Il Pd è un partito alla frutta. Mai definizione più azzeccata come quella espressa da un senatore per esprimere lo stato dell'arte dentro il partito guidato da Renzi. Ormai siamo ai ferri corti, cortissimi. Volano stracci e anche insulti, sia al Senato che alla Camera. L'ultima frecciata è che quella pronunciata da Fassina che ha accusato Renzi di essere stato il capo dei franchi tiratori, i famosi 101 che due anni fa impallinarono Prodi nell'elezione al Quirinale.
In aula continuano le schermaglie, la minoranza non vota il maxi emendamento presentato dalla Finocchiaro che recepisce gli accordi di maggioranza sull'Italicum. Ma lo sforzo è di cercare e trovare l'unità: a parole tutti la invocano, poi nei fatti si dividono e alla mente torna la grande vendetta che si consumò nel segreto dell'urna due anni fa. Perché si avvicina sempre più la partita del Colle, l'elezione del presidente della Repubblica per la quale soprattutto la minoranza del Pd chiede un criterio, una parola chiave, e cioè l'autonomia.
Ma non è solo la minoranza Dem ad alzare la voce sul Colle: Grillo e Casaleggio chiedono al premier di fare pubblicamente i nomi dei “quirinabili" nel nome della trasparenza e della democrazia.
Intanto c'è da registrare anche il riavvicinamento tra Berlusconi e Alfano che hanno siglato un "Patto per il Quirinale" per proporre a Renzi e al Pd un candidato comune del centrodestra per il Colle. La scelta di Berlusconi è caduta su Antonio Martino, ex ministro della Difesa. Martino dovrebbe essere il candidato di bandiera dei moderati per le prime tre votazioni per poi arrivare alla quarta con un nome condiviso con il Pd. Un progetto che non piace a Raffaele Fitto, il capo dei dissidenti, che critica "la linea di obbedienza cieca a Renzi". Da oggi cominciamo le riunioni del Pd per arrivare la prossima settimana al voto sul successore di Napolitano.
Comunque la situazione è veramente confusa, con maggioranze inedite, con accordi e accordicchi cementati dall'interesse e dal potere. E anche con sgambetti e diktat, veleni e insulti. Non è un bello spettacolo quello a cui stiamo assistendo mentre il Paese reale continua a soffrire, continua a sentire i morsi della crisi, con fabbriche che chiudono e posti di lavoro che si perdono.


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