mercoledì 15 ottobre 2014

Rotta la trattativa Ast, rischi enormi

Editoriale Radio Onda Libera del 9 ottobre 2014

Oggi ci occupiamo ancora della trattativa per l’Ast, la fabbrica di acciaio di Terni, che si è rotta stanotte intorno alle una. Proprio mentre al Senato si stava votando la fiducia per il jobs act. Azienda e sindacati hanno rigettato la proposta d’accordo. Impossibile trovare un’intesa e ora si aprono scenari a dir poco preoccupanti: l’Ast avrebbe pronte le lettere di licenziamento, quelle 550 inviate già a luglio e poi “stracciate”, mentre i sindacati ritengono necessario un confronto con i lavoratori. 
Da parte del governo è arrivata la richiesta alla proprietà di attendere prima di compiere atti unilaterali come l’invio delle lettere di messa in mobilità. Alla rottura si è arrivati dopo che la proposta avanzata dal ministro Guidi e dal sottosegretario Delrio è stata bocciata sia dall’azienda che dai sindacati. Le parti, su questo punto “d’accordo”, hanno giudicato irricevibile l’ipotesi di accordo. Proposta che prevede che il piano industriale dell’azienda sia cambiato nel senso dell’impegno a garantire il mantenimento del sito industriale e della capacità produttiva dell’area a caldo e dell’area a freddo. Previsti quindi investimenti per 110 milioni più lo spostamento a Terni della linea di laminazione di Torino e il rafforzamento della struttura commerciale sia sul mercato italiano che su quello internazionale. Si riduce così l’impatto occupazionale, da 550 unità a 290, da gestire – secondo la proposta del Mise – con procedure di mobilità volontaria e incentivata.

Dopo l’ennesimo tira e molla, durato otto ore, la trattativa è come detto naufragata nella notte e ora è difficile prevedere che cosa succederà. Gli scenari che si aprono sono inquietanti. L'azienda potrebbe inviare già dalla mattina di oggi, giovedì, le lettere di licenziamento pronte da luglio. Per onestà va detto che la legge prevede circa tre mesi di tempo affinché la procedura divenga effettivamente operativa. Ma l’invito del governo a non mettere in atto per ora iniziative unilaterali, potrebbe dare il tempo alle parti di riorganizzare le “idee” in vista di un probabile prossimo nuovo appuntamento. Un debole appiglio questo, il timore che da oggi può succedere di tutto, sono state convocate assemblee in ogni reparto dalle 12.30 in poi. 
Commentare quanto accaduto è difficile, sappiamo soltanto che questa vertenza è la madre di tutte le vertenze, che le acciaierie ternane sono la prima fabbrica della regione, che qualora si procedesse allo smantellamento del sito e quindi al licenziamento di centinaia a di lavoratori significherebbe un colpo mortale all'economia della regione. E che l'Umbria non sarebbe più la stessa.

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