lunedì 20 ottobre 2014

Assisi e Terni sperano, Perugia riflette

Editoriale Radio Onda Libera del 20 ottobre 2014

Pace, cultura e lavoro. I tre fatti che hanno caratterizzato gli ultimi giorni della settimana in Umbria. Cominciamo dal primo e cioè dalla marcia. Centomila persone, secondo gli organizzatori, con il motto "Cento anni di guerre bastano" e le bandiere dell'arcobaleno hanno partecipato alla marcia Perugia-Assisi. Tante le autorità presenti, tra cui la presidente della Camera, Laura Boldrini. E' arrivato anche il messaggio del Papa: "Fondamentale la cultura della solidarietà che deve essere ispirata ai valori morali e al servizio della persona e del bene comune". 
Detto della marcia il nostro parere, la pace è un valore, ma deve essere soprattutto un impegno concreto e continuo,  non va invocata come uno slogan a orologeria. E la marcia non deve essere considerata una camminata altrimenti perde il suo significato e tradisce il messaggio di Capitini. Insomma la pace si costruisce tutti i giorni, non va rispolverata e soprattutto strumentalizzata.
Secondo argomento. Perugia non sarà capitale europea della cultura 2019. Ha vinto Matera. La bocciatura era nell'aria, non è stata completamente una novità almeno per chi aveva potuto leggere e confrontare i programmi delle sei città finaliste. La Fondazione che ha lavorato al progetto non è stata all'altezza del compito, ha mancato in idee e innovazioni, e poi, colpa ancora più grande, non ha coinvolto la comunità. A differenza di quanto accaduto altrove. Peccato, un'altra occasione persa per Perugia.  E come al solito, la sconfitta non avrà padri, sarà orfana. E neppure spunto di riflessione.
Ultimo fatto, ma solo in ordine cronologico. Il grande sciopero a Terni in difesa delle acciaierie. In oltre quindicimila hanno manifestato in piazza contro l'azienda che ha presentato, ricordiamolo, un piano feroce di riduzione dei posti di lavoro e di ridimensionamento del sito produttivo. Durante la protesta i leader sindacali e i politici sono stati fischiati, il tutto è comprensibile pensando alla disperazione e alla rabbia di chi vive sulla pelle il dramma della perdita del lavoro. La città ha dato una grande risposta di mobilitazione, ora a muoversi sul serio siano le istituzioni e spingano sul governo per far riaprire le trattative. Ne va del futuro di Terni, di centinaia di famiglie e dell'Umbria.


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