venerdì 31 ottobre 2014

Le manganellate della vergogna

Editoriale Radio Onda Libera del 30 ottobre 2014

Manganellate della polizia sui lavoratori dell'Ast ieri in corteo a Roma. Un fatto gravissimo, inaccettabile, che ha scatenato reazioni e polemiche. Così la vertenza lunga e dolorosa delle acciaierie di Terni ha oltrepassato i confini regionali finendo con l'occupare i primi titoli dei telegiornali di tutto il Paese e le aperture dei giornali nazionali.

Ma andiamo per ordine. Ieri era previsto un incontro al ministero dello Sviluppo economico con l'amministratore delegato dell'azienda Lucia Morselli. I lavoratori della fabbrica di viale Brin dopo un sit in davanti all’ambasciata tedesca per chiedere la sensibilizzazione della Thyssen Krupp, si volevano dirigere sotto alla sede del ministero dello Sviluppo economico, soprattutto dopo la promessa del presidente del Consiglio Matteo Renzi di impegnarsi in prima persona. Invece sono volate le cariche dei poliziotti che non volevano farli arrivare al ministero, anche se la questura ha detto che il corteo è stato manganellato perché voleva occupare la stazione ferroviaria. Con loro anche il leader della Fiom Landinj, che ha espresso tutto il suo disappunto per quanto accaduto: "Gli operai non sono delinquenti, non si mena chi è in piazza per difendere il posto di lavoro".
Come non dare ragione e sottoscrivere queste parole? Usare violenza contro chi manifesta è un atto intollerabile e inaccettabile. Condanna per l'atteggiamento della polizia è arrivata da tutto il mondo sindacale e anche politico. Landini ha chiamato il ministro per lo Sviluppo Federica Guidi per chiedere un incontro urgente con il presidente del Consiglio e con il capo della polizia. Il sottosegretario a Palazzo Chigi Graziano Delrio ha promesso una “puntuale verifica”. La segretaria della Cgil Susanna Camusso ha visitato gli operai ricoverati all’ospedale, poi ha chiamato il ministro dell’Interno Angelino Alfano per chiedere conto di quanto avvenuto in piazza Indipendenza. In tutto sono una decina gli operai feriti e contusi.
Resta che nel giro di due settimane è il secondo episodio in cui manifestazioni che hanno al centro la questione del lavoro finisce con problemi di ordine pubblico: a Torino era finita con un lancio di lacrimogeni e cariche. La situazione sta diventando sempre più esplosiva. E questo era prevedibile. L'azienda ha in mente di licenziare oltre cinquecento persone e questo sarebbe un colpo mortale per Terni e per l'Umbria intera. I lavoratori non fanno altro che difendere il proprio posto di lavoro, e lo fanno in tutti i modi leciti e nelle sedi opportune. La vertenza Ast è la madre di tutte le 165 vertenze aperte nella nostra piccola regione. Risolverla senza spargimenti di sangue in termini di esuberi è una speranza ma anche una possibilità se la mobilitazione sarà forte e ovviamente pacifica. Se la comunità regionale sarà compatta nei confronti della multinazionale tedesca ma soprattutto se la vertenza Ast verrà presa in carico seriamente dal governo perché comunque al di là del destino dei lavoratori e di un territorio c'è anche il futuro dell'acciaio. Insomma vogliamo ribadire per l'ennesima volta che solo chi non è lungimirante non si accorge che il futuro dell'Ast è il futuro dell'Umbria.

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