lunedì 6 ottobre 2014

Benvenuti alla "sagra dello spreco"

Editoriale Radio Onda Libera del 6 ottobre 2014

La sanità degli sprechi. Dall'elaborazione degli ultimi dati disponibili del ministero della Salute pubblicati on line sull'attività economico-sanitaria (2011) emergono delle vere e proprie disparità, una fotografia sui soldi letteralmente buttati e sulle inefficienze in un comparto delicato come la sanità. Una sorta di classifica degli ospedali che spendono di più. E tutto ciò costa 50 miliardi l'anno alle casse dello Stato. 


Ma vediamo nel merito cosa dice l'indagine. A Napoli, al "Cardarelli", il servizio di pulizia viene pagato oltre il doppio del Sant'Orsola di Bologna ed è il record a livello nazionale. Qualche cifra? 17.583 euro per posto letto contro i 6.518. La media è di 7.957. Oppure le spese per le utenze telefoniche? A Catanzaro il triplo degli altri ospedali. Oppure quelle per l'energia elettrica, che a Firenze costa dieci volte in meno del "Niguarda" di Milano. E l'elenco potrebbe continuare con mille altri esempi. Ma di quanti soldi ha bisogno ogni anno un ospedale per sopravvivere? Basta dividere i costi messi a bilancio con i posti letto per avere risultati sorprendenti. 
Le cure mediche offerte ai malati sono le stesse, ma la spesa è enormemente differente tra un ospedale e l’altro. All’Umberto I di Roma sono necessari più di 500mila euro per ogni letto utilizzato, mentre al San Matteo di Pavia ne bastano 380mila. Per la spesa di medici e infermieri (tra dipendenti, universitari e precari) il policlinico Giaccone di Palermo sopporta un costo di 182mila euro per ciascun letto contro i 130mila dell’ospedale universitario di Parma.
In gioco ci sono soldi pubblici. La spesa degli ospedali dicevamo all'inizio vale più di 50 miliardi l’anno. E sapere come vengono usati è fondamentale. Ovviamente i costi vanno ridotti ma senza intaccare la qualità delle cure, altrimenti il sistema sanitario italiano riconosciuto tra i più virtuosi in Europa va a farsi benedire. 
Risparmiare si può ed è semplice. Centralizzare i costi e non lasciare l'arbitrio delle spese alle Regioni. Non è possibile tollerare per esempio che le siringhe al nord costino una cifra e al sud un'altra. La differenza tra ospedali, un mare magnum di sprechi, obbliga chi governa a riflettere e soprattutto a intervenire, magari non con tagli lineari che penalizzano tutti bensì con manager capaci di gestire gli ospedali e soprattutto con controlli efficaci con relative sanzioni sugli sprechi del denaro pubblico.

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