domenica 26 ottobre 2014

Centrodestra e primarie,
pensiero nom stupendo

Il punto del direttore del 25 ottobre 2014

Legge elettorale, alleanze, primarie, candidature, regionali. Sono queste le parole d'attualità e all'ordine del giorno della politica umbra. E dietro ognuna di esse ci sono ragionamenti e polemiche, distingui e prese di posizione, insomma di tutto e di più. Com'era prevedibile l'autunno per i partiti sarebbe stato caldo e così è. Veramente anche in economia si annunciava incandescente e anche in quest'ambito ciò sta avvenendo.
Basti pensare a due elementi per tutti, la vertenza per le Acciaierie di Terni e l'aumento della povertà. Questioni ben più serie e importanti di quello che ci propina il canovaccio della politica, ma tant'è... del resto non si può non parlarne quanto meno per fare il punto della situazione. Allora, le regole per disciplinare il nuovo meccanismo di voto sono ancora lontane dall'essere scritte perché i partiti non trovano un accordo e all'interno degli stessi partiti non c'è neppure una parvenza di intesa. I nodi sono sempre gli stessi, collegio unico e premio di maggioranza, preferenze di genere e listino e via dicendo. Due-tre cose in merito vanno assolutamente ribadite. La prima su cui pare non ci siano ormai dubbi riguarda l'abolizione del listino, quella sorta di porcellum nostrano in cui venivano collocati personaggi senza peso politico che si ritrovano eletti in consiglio regionale senza essere legittimati dal consenso. Con il risultato che una parte dell'assemblea si ritrova a parlare e a legiferare grazie alla volontà di una segreteria di partito, come in pratica accade per i nominati nel parlamento italiano.
La seconda invece attiene al collegio unico che trova ancora diversi oppositori che vorrebbero quanto meno due o più collegi con la scusa di non mortificare la rappresentatività dei territori; una argomentazione questa di grande fragilità e soprattutto non al passo con i tempi dal momento che è veramente anacronistico in una regione così piccola che conta meno di un milione di abitanti pensare ancora al consigliere regionale come a un sindaco di un'area. Come se chi viene eletto nell'Alto Tevere deve occuparsi solo delle problematiche di quella zona e non di quello che accade nel Ternano e viceversa.
Ultima considerazione: la preferenza di genere. Una variante delle quote rosa tanto per garantire la presenza femminile nei consessi pubblici solo in base al sesso e non in base alle capacità. Eppure i recenti meccanismi della politica stanno dimostrando e insegnando che aprire le porte alle donne negli organismi politici è una questione di volontà di chi gestisce i partiti e soprattutto di capacità, non di riserve indiane o di corsie preferenziali slegate dal criterio meritocratico.
Ma il tema più interessante in questa fase è sicuramente quello che riguarda le candidature e con esso il dilemma primarie sì e primarie no. Quest'ultimo tema, sempre caro al centrosinistra come è arcinoto, si sta facendo strada anche nella coalizione opposta. Lo status quo è il seguente: la presidente uscente Catiuscia Marini è in attesa del via libera del partito che entro novembre dovrebbe arrivare. Il condizionale è d'obbligo in attesa dell'ufficialità e anche per rispetto di chi è deputato a legittimare la ricandidatura della governatrice. Un vociare diffuso da qualche mese insinua candidati alternativi e richieste a bassa voce di primarie, ma tutto rimane sotto traccia forse perché manca il coraggio di condurre una battaglia dall'esito incerto e a più di qualcuno piace vincere facile. Dall'altra parte, o comunque non dalle parti del centrosinistra, c'è da mesi Claudio Ricci, sindaco di Assisi e candidato ufficiale alla presidenza della Regione, in nome e per conto di due liste civiche e degli alfaniani. Il resto del centrodestra (Forza Italia, Fratelli d'Italia e pare anche Lega) sta operando nei suoi confronti l'ennesimo tentativo di persuasione per convincerlo a fare le primarie. La novità politica sarebbe questa. Le primarie dentro quel centrodestra che ultimamente le ha sempre annunciate e sempre rifiutate, comunque mai fatte anche al prezzo di scissioni e diaspore. Uno strumento di scelta dal basso che non appartiene alla mentalità dei partiti che derivano da una visione berlusconiana della politica. Invece in Umbria si vorrebbe dare un segnale e introdurle per l'appuntamento elettorale della prossima primavera.
Ma Ricci non ci sta, lo detto e ridetto in più occasioni, in incontri ufficiali e in abboccamenti ufficiosi. A meno che non vorrà rimetterci la faccia ma essendo scaltro e prudente la partita se la vuole giocare fino in fondo. E a quanto risulta dirà no anche in quest'ennesima cena segreta già convocata, che poi tanto segreta non lo è dal momento che tutti sanno coloro che si siederanno a tavola, quali saranno le richieste dei commensali e quale sarà la risposta dell'interpellato.
Comunque dopo il gran rifiuto di Ricci a confrontarsi con le primarie e quindi i vari Nevi e Squarta, si procederà all'interpretazione delle ragioni del no. Se Ricci non accetta le primarie vuol dire che non ci tiene all'unità della coalizione e allora significa che ha in mente l'accordo con la Marini magari per un posto in giunta. Questo per la verità uno "scenario" ipotizzato nell'estate scorsa quando più di qualcuno prevedeva la riproposizione in Umbria dello schema governativo dove il Pd è alleato con il Nuovo centrodestra, quindi fuori dalla maggioranza la sinistra e dentro quelli che governano a Roma. Comunque sta di fatto che a meno di colpi di scena la partita per la presidenza di Palazzo Donini si giocherà tra quattro candidati, oltre i due citati anche quelli del Movimento 5 Stelle e di Forza Italia.
Una volta riempita questa casella, si aprirà un'altra battaglia che si preannuncia più cruenta, ed è quella per un posto in lista. Con un numero ridotto di poltrone e tanti pretendenti ci sarà da ridere. O da piangere. 

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