martedì 30 settembre 2014

Lo scandalo delle baby pensioni

Editoriale Radio Onda Libera del 30 settembre 2014

Oggi parliamo di lavoro e pensioni, proprio all'indomani dell'approvazione da parte del Partito democratico del Jobs act, il piano sul lavoro, e alla vigilia della manovra d'autunno con il governo che deve trovare almeno 20 miliardi di euro. E mentre si rumoreggia di possibili nuovi tagli ecco un dato che invita a riflettere. Perché si tratta dell'esercito dei baby pensionati, di coloro che godono di un trattamento pensionistico pur avendo versato contributi inferiori alla media. E il tutto a spese di Pantaleone, dei cittadini italiani. 

In Italia sono oltre mezzo milione di persone (531mila stando a una rilevazione di Inps-Inpdap), vale a dire l'1% per cento della popolazione, quelle che godono delle cosiddette pensioni baby. Gli istituti previdenziali hanno calcolato che ogni anno questi trattamenti di quiescenza costano oltre 9 miliardi di euro allo Stato, mezzo punto di Pil. Assegni che non sono stati finanziati dai contributi versati da gente, che - nei casi migliori - ha lasciato il lavoro a poco più di 40 anni.
Confartigianato ha calcolato che, tra questi, 17 mila hanno smesso di lavorare a 35 anni di età, mentre altri 78 mila sono andati in pensione tra i 35 e 39 anni. Ma la cosa più buffa è che la legge ha garantito un diritto acquisito che nessun governo potrà mai scalfire.
Questo scandaloso privilegio delle pensioni baby fu un regalo del governo Rumor nel 1973, negli anni dell'austerity. Stabilì ad esempio che le donne sposate e con figli potevano andare in pensione dopo aver lavorato per 14 anni, sei mesi e un giorno, gli altri dipendenti dopo 20 anni. Da sottolineare che il provvedimento delle baby pensioni fu approvato da maggioranza e minoranza, insieme, e non si sollevò alcuna protesta. Ad abolire questo privilegio fu il governo Amato nel 1992, quasi venti anni dopo.
Che dire? Che ancora una volta si registrano discriminazioni tra categorie di lavoratori, che per aver regalato denaro a iosa oggi le condizioni del Paese sono peggiorate, che mentre c'è chi si gode la pensione dopo aver lavorato poco, c'è chi lavorerà tutta la vita senza la garanzia di beneficiarne, che è scandaloso nella situazione di crisi in cui ci troviamo continuare ad assicurare le baby pensioni. Un privilegio odioso non solo per chi continua a spezzarsi la schiena ma anche e soprattutto per chi cerca un lavoro e non lo trova, per chi è costretto a emigrare, per chi è costretto a vivere nel precariato. Sarebbe giusto e sacrosanto smontare questo indecente meccanismo o quanto meno ridurre le cifre. La  motivazione è che non ci sono più le condizioni. Per farlo ci vuole coraggio e una classe politica all'altezza.

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