mercoledì 24 settembre 2014

E adesso una riflessione seria
per una buona informazione

Il punto del direttore del 21 settembre 2014

Le parole sono pietre, scriveva Carlo Levi. E possono far male, offendere e forse perfino uccidere. La storia del prete che si è tolto la vita all'indomani della diffusione della notizia che lo riguardava come vittima di un'estorsione a sfondo sessuale obbliga a una riflessione seria, profonda e senza ipocrisie. Il fatto nel suo epilogo drammatico porta il ragionamento alle implicazioni, ai vari diritti che entrano in conflitto. Da quello di cronaca a quello dei cittadini a essere informati, da quello della privacy a quello della dignità e dell'onore, a quello della riservatezza delle indagini giudiziarie.
Le critiche e le accuse, più o meno velate, alla categoria dei giornalisti, sono comprensibili sull'onda dell'emotività e del dolore per un gesto così estremo e irreparabile. Ma la categoria ha il dovere di interrogarsi su come si fa oggi questo mestiere, sulle conseguenze e le ripercussioni che produce nelle vite delle persone. Non è in discussione se dare o non dare una notizia, ci mancherebbe altro. I giornalisti sono pagati per raccontare quello che succede, non per omettere i fatti. Si può, anzi si deve, discutere su come certe notizie si danno, se certi particolari o dettagli che aggiungono poco e niente vanno divulgati oppure no.
E poi il diritto di informazione non può essere uno scudo dietro cui nascondersi per una difesa, tardiva e inopportuna, della categoria sulle reazioni e sui commenti a un fatto. In questo caso un esame sul modo di fare giornalismo anche in provincia sarebbe auspicabile e salutare. Inutile perdersi nei meandri dei cavilli e dei codici deontologici quando non si tiene in mente il punto di equilibrio tra la tutela del diritto di cronaca e la tutela del diritto delle persone.
Il suicidio di don Franco è un evento che ha scosso e addolorato una comunità, e proprio il ruolo sociale della stampa dovrebbe portare qualsiasi operatore del settore a fare i conti con la propria coscienza. Abbiamo travalicato i limiti dell'esercizio del diritto di cronaca? Abbiamo esagerato nella titolazione e nelle locandine? Abbiamo oltrepassato quelli che sono i contenuti essenziali di una notizia? La vergogna che avrà provato don Franco non può lasciarci indifferenti, deve essere anche un po' nostra. Lungi dal fare i pierini della situazione oppure ergerci a maestri dalla penna rossa, ribadiamo che le notizie vanno pubblicate rispettando i canoni normativi ma fino a che punto possiamo correre il rischio di massacrare la vita delle persone? I meccanismi della cronaca nera e giudiziaria sono infernali e noi ne siamo strumenti, consapevoli o anche no, perché per esempio se una persona viene arrestata lo spazio su un giornale o su un tg o sul web è di un certo rilievo, poi se dopo anni c'è l'assoluzione quattro-cinque righe sono la misura standard quando va bene. Per non parlare delle fughe di notizie dalle procure o gli aggiornamenti sulle inchieste di cui, diciamolo però, non siamo gli unici colpevoli perché se le informazioni escono la responsabilità non è di chi le pubblica (che si limita a fare il suo lavoro).
E' un sistema quello del giornalismo che coinvolge la giustizia, la politica, la morale. E anche l'economia. Perchè i giornali, i telegiornali e i siti sono prodotti che se letti, visti o cliccati vendono rispettando le regole del mercato. Un mercato che a volte non conosce etica, sensibilità, rispetto e buon senso. Quale arma ha il cittadino che si sente diffamato oggi? Ricorrere alle vie legali sì ma con i tempi biblici che conosciamo. Oppure subito il diritto alla rettifica che però anche questo trova allocazione e tempistica diverse e difformi da come è stata pubblicata la notizia. Insomma gli spunti per riflettere sono tanti, non approfittarne per una riflessione a tutto campo, scevra da pregiudizi e da corporativismi, sarebbe un'occasione persa. Per migliorare questo mestiere e soprattutto per fare buona informazione.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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