domenica 7 settembre 2014

Si riparte con l'acciaio
e i tormenti della politica

Il punto del direttore del 7 settembre 2014

Dove eravamo rimasti prima della pausa di agosto? A una situazione di incertezza per l'economia e la politica ma anche e soprattutto immaginando il futuro di questa regione che non riesce a sciogliere quei nodi che la bloccano costringendola a stare ferma quando tutto il mondo cambia, gira a ritmi pazzeschi. Dimenticando che quando non ci si muove, spesso e volentieri si indietreggia, si regredisce.
E' opportuno quindi fare il punto, anche per onorare il titolo della rubrica, e rimettere in fila le questioni e lo facciamo snocciolando alcuni titoli seguiti da brevi riassunti anche per rispondere meglio alle esigenze della sintesi.
Economia e vertenza Ast. Il piano lacrime e sangue presentato dalla multinazionale tedesca per le acciaierie di Terni, la prima fabbrica della regione, è stato ritirato. La notizia è di poche ore fa. A metà luglio era esplosa la tensione che con il passare dei giorni tra scioperi, sit in e prese di posizione forti è salita ai massimi livelli. La preoccupazione ha attraversato in profondità i partiti, le istituzioni, le famiglie perché mettere a rischio 500 e passa posti di lavoro e smembrare una azienda, che occupa tremila lavoratori e rappresenta nel complesso il 20 per cento del prodotto interno lordo dell'Umbria, significa infliggere un colpo mortale al sistema economico. La reazione è stata massiccia, e finalmente sul tavolo del ministero il piano è stato ritirato. Ma ciò non vuol dire che l’Umbria ha vinto la guerra e che la paura è spazzata via. Niente affatto. Mai come adesso non va abbassata la guardia e pensare che tutto potrà tornare come prima. La TyssenKrupp riscriverà un altro piano e non sarà all’insegna del “volemose bene”. Inutile illudersi di aver scampato il pericolo, meglio armarsi di coraggio e prepararsi a fronteggiare quel che verrà.
Politica e partiti. Questo capitolo può essere riempito di diverse voci, tipo alleanze, legge elettorale, partecipate, amministrazioni. Il filo conduttore riguarda la ripartenza, l'agenda da scrivere da qui alla prossima primavera. E i rumors più diffusi si concentrano sul voto per le regionali, il toto-candidati innanzi tutto. Ma andiamo per ordine. Da giugno scorso questa piccola regione ha vissuto un terremoto dal punto di vista politico con la vittoria del centrodestra nel capoluogo. Il Pd dopo un po' di manfrina e qualche dichiarazione in libertà non ha fatto, e se l’ha fatta l’ha tenuta nascosta, una riflessione seria, un’analisi del perché e del per come sia stata possibile una sconfitta epocale. La sensazione è che al centrosinistra la lezione non sia servita, è stata interpretata come un incidente di percorso e non come un fallimento collettivo di una linea, di una proposta. Comunque come ogni settembre si rimettono in piedi discussioni sul da farsi preventivando mosse e contromosse. Per esempio la legge elettorale che qualcuno ottimisticamente dava per approvata entro il mese è di là da venire. Siamo ancora al dilemma collegio unico o più collegi, oppure quale quorum; pare invece archiviato il listino regionale, una sorta di porcellum umbro, e accantonato il doppio turno. Da registrare che la battaglia sarà durissima, dal momento che per legge sono stati cancellati dieci poltrone. I futuri consiglieri saranno 20 e i pretendenti qualche centinaio. Sarà interessante vedere chi la spunterà prima per un posto in lista e poi, se votato, per uno scranno a Palazzo Cesaroni. Ma prima bisogna pensare alle alleanze, ai compagni di viaggio della competizione. E qui il ragionamento si fa critico. Perché le scuole di pensiero sono diverse. C’è chi vuole proporre pari pari la maggioranza che governa a Roma, vale a dire il Pd con il Nuovo centro destra. E c’è chi rivendica la conferma dello schieramento di centrosinistra, che sarebbe poi la continuità, l’identità di questa terra. E c’è chi, come il segretario regionale del Pd Giacomo Leonelli, vede una terza via o meglio una strada nuova e rimanda al mittente, in questo caso a Palazzo Donini, le ipotesi di accordi e accordicchi che servono a perpetuare il potere e le posizioni. Vedremo quale sarà lo scenario senza dimenticare che Roma non assisterà alla partita senza dire la sua.
Le nuove Province. Uno step vicino, vicinissimo per gli equilibri e le prove di forza tra i partiti è quello del voto per le due Province che, ricordiamolo, sono state svuotate ma non abolite; a guidarle saranno sindaci e consiglieri che si eleggeranno tra di loro. Il giorno delle urne è fissato per il 12 ottobre ma tra due settimane vanno presentate le liste con i candidati a presidente. Per l’ente di Perugia i primi nomi per il vertice che sono circolati sono stati quelli di Mismetti di Foligno, Betti di Corciano, per Terni Lattanzi di Guardea, poi la segreteria del Pd ha parlato di rinnovamento generazionale e qualcuno ha individuato Pensi di Gualdo Cattaneo e De Rebotti di Narni. Insomma di nuovo un pezzo di partito contro un altro, di nuovo una lotta intestina che passa per intese sottobanco e promesse di appoggi. Che dire? La solita, vecchia politica.

Nessun commento:

Posta un commento