mercoledì 24 settembre 2014

I bimbi non meritano di essere poveri

Editoriale Radio Onda Libera del 16 settembre 2014

Oggi parliamo di economia o meglio povertà. Perché c'è una notizia che dovrebbe far riflettere. In Italia, in due anni, su circa 10 milioni di minori, quelli in stato di indigenza sono passati da 723mila a 1 milione e 434mila. In un anno sono cresciuti del 30 per cento. Molti altri vivono in una zona grigia e sono ad alto rischio. Insomma pare proprio che l'infanzia venga piano piano cancellata dalla crisi, che colpisce le fasce di età più basse e interessa anche vaste aree del Nord secondo gli esperti. 
Sono dati forniti dall'Istat che spiegano cosa vuol dire essere un bambino povero. Trovarsi nell'incapacità di avere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza, come mangiare carne o pesce tutti i giorni, possedere libri o giochi adatti alla propria età o avere uno spazio adeguato per fare i compiti. Ma ce ne sono molti altri: sono quelli che vivono parcheggiati in una zona grigia, impoveriti, a cui la crisi ha tolto molte cose che è difficile definire superflue: la possibilità di fare sport, di andare in vacanza, di fare una gita scolastica o frequentare un centro estivo, o peggio proseguire gli studi. Ecco cosa vuol dire in concreto che la povertà tocca anche l'infanzia.
E mentre raccontiamo questa notizia ce ne sono mille altre che, se raffrontate con questa, inducono alla rabbia e all'indignazione. Qualcuna? Parlamentari che hanno il 99 per cento delle assenze e continuano a percepire laute indennità. Supermanager dello Stato che continuano a incassare stipendi da record. Spese pazze di politici senza scrupoli che sperperano soldi pubblici per interessi privati. L'elenco potrebbe allungarsi senza alcuna difficoltà. Intanto il debito pubblico aumenta di giorno in giorno, i conti del Paese sono sempre in profondo rosso, i cittadini sempre più sfiduciati e la fine della crisi, la ripresa economica, è sempre più lontana.


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