mercoledì 3 settembre 2014

Quanto si risparmia senza Province

Editoriale Radio Onda Libera del 3 settembre 2014

Da cinque mesi le Province sono state svuotate dai loro poteri e trasformate in enti di secondo livello, ora a giorni saranno pronti i decreti attuativi per dare corpo alla riforma. Nel frattempo una società del Tesoro e della Banca d’Italia, la Sose, ha fatto con il centro studi Nomisma una simulazione del personale e dei costi necessari a questi enti di area vasta. 
Sono arrivati alla conclusione che, dei 47.862 dipendenti provinciali censiti nel 2010 nelle sole quindici Regioni a statuto ordinario, per assolvere le funzioni demandate loro dalla legge Delrio, ne basterebbero 27.269: ipotizzando che la situazione rimanga tale e quale a quella attuale nelle dieci Province di cui è previsto il passaggio a città metropolitane. Un elenco che oltre a Roma, Milano, Bologna, Firenze, Bari, Genova, Venezia, Napoli e Torino include anche (curiosamente) Reggio Calabria per un numero totale di 13.392 dipendenti.
Tenendo presente che il fabbisogno di personale in tutte le altre è valutato in 13.611 unità, più le 266 ritenute ottimali per le tre ex Province qualificate come "montane", ovvero Sondrio, Belluno e Verbano-Cusio-Ossola, il risultato è che ci sarebbero almeno 20.593 persone di troppo. E senza considerare l’impatto della riforma nelle cinque Regioni a statuto autonomistico come Sicilia, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta: ancora tutto da valutare.
Almeno 20.593 persone da licenziare, dunque? Nemmeno per idea. "Da riallocare", precisa lo studio di Sose e Nomisma in perfetta sintonia con quanto a suo tempo precisato dal governo, "fra Regioni e Comuni". E sono numeri che oltre a dare l’idea delle dimensioni del taglio inferto alle vecchie Province, fanno anche capire la portata delle clientele locali.
Meno dipendenti e funzioni ridotte, senza più i vecchi apparati politici significa ovviamente anche minori costi. Prima della riforma la spesa corrente delle quindici Regioni a statuto ordinario ammontava (dato 2010) a 8 miliardi e 58 milioni l’anno. La previsione con il nuovo assetto è di un miliardo 524 milioni; ma sempre senza considerare le famose dieci città metropolitane, le cui uscite correnti sono pari a 2 miliardi 679 milioni.
La differenza è quindi pari a 3 miliardi e 855 milioni. Molto meno di quanto sbandierato, ma pur sempre qualcosa. E poi il rapporto poi tra esuberi e residenti è significativo, a testimoniare che le assunzioni nelle Province italiane non avvengono sempre seguendo il criterio meritocratico. Ma la problematica delle Province è più ampia e se la coerenza fosse una virtù in politica dovrebbe portare all'abolizione completa e non solo allo svuotamento di questi enti considerati inutili e superflui. Comunque vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto e quindi un risparmio anche se di poco è il benvenuto soprattutto di questi tempi.


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