martedì 9 settembre 2014

Con gli slogan non si mangia

Editoriale Radio Onda Libera del 9 settembre 2014

Il governo ha deciso di mettersi a dieta, di preparare un elenco di interventi per ridurre le spese di ogni singolo ministero. A prendere le forbici in mano è il commissario Cottarelli che dovrà attuare la tanto agognata spending review per trovare le coperture economiche per le riforme. Fonti ministeriali fanno sapere che i ministri avrebbero già accettato un piano di massima sui tagli di spesa del tre per cento. Non si dovrebbe trattare di tagli lineari, ma ogni ministero sarà responsabilizzato nel rintracciare le voci da tagliare. 
In sostanza, sulle indicazioni di Cottarelli, potrebbero essere gli stessi ministeri a fornire piani con le indicazioni di dove e come tagliare. E secondo il commissario sono possibili tagli da 20 miliardi in mille giorni, partendo da una base di spesa primaria di 700 miliardi. Ma non ci si può fermare qui. Bisogna andare oltre. La strada intrapresa potrebbe essere giusta e ci riferiamo alle partecipate pubbliche; dai tagli alle municipalizzate si conta di ricavare entro il 2015 circa 500 milioni di euro, che nel lungo periodo dovrebbero salire fino a 2 o 3 miliardi. In un anno le 8mila partecipate possono essere ridotte a sole 2mila.
Fin qui la notizia che non fa che farci piacere. In un momento come questo con la crisi profonda che sta attraversando il Paese la politica annuncia di tagliare la spesa pubblica. Ma il timore che ci accompagna è che, come sta succedendo da qualche tempo, si fanno annunci, si coniano slogan e poi non seguono i fatti.
Ridurre la spesa pubblica è un dovere primario di ogni governo, solo eliminando sprechi e privilegi ai cittadini arriva un messaggio positivo, di cambiamento, di vero cambiamento. Altrimenti gli 80 euro diventano uno specchietto per le allodole e si possono vincere anche le elezioni una volta ma poi non reggono.
Insomma salutiamo con favore qualsiasi politica di rigore, ma che sia veramente tangibile. Gli annunci non funzionano più, la gente vuole le cose concrete. Perché con le chiacchiere non si mangia, non si comprano i libri per i figli a scuola, non si paga l'affitto.


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