mercoledì 24 settembre 2014

Ministri nelle scuole ok, ma non basta

Editoriale Radio Onda Libera del 15 settembre 2014

Oggi suona la campanella per 120mila studenti umbri, l'anno scolastico si apre con i vecchi e i nuovi problemi, con gli effetti dei tagli sulla formazione delle classi e con gli accorpamenti, sugli edifici scolastici, il caro libri e la solita questione dei precari scontenti. Come ogni anno si registrano le lettere delle istituzioni agli studenti a cui augurano di rivalutare l'importanza dell'apprendimento e della cultura. Nelle aule sono entrati da poco più di mezz'ora 119.814 studenti di ogni ordine e grado. Oltre 90mila andranno nelle scuole della provincia di Perugia, circa 40mila negli istituti scolastici ternani.
Ma a scuola non sono tornati soltanto gli studenti: oggi l’anno ricomincia per migliaia di insegnanti, che si devono occupare di 5.723 classi in tutta la regione.
Nonostante le 150mila nuove assunzioni previste da Renzi in tutta Italia, lo scontento fra i docenti umbri non è mancato. Già nel pieno dell’estate molti di loro si sono ritrovati nei piani bassi della graduatoria, scavalcati da docenti di altre regioni, decisi a trasferirsi per passare di ruolo o semplicemente per essere richiamati.

E tra i banchi sono tornati anche i ministri che hanno raccolto l'invito del premier a testimoniare con la loro presenza nelle scuole l'attenzione che l'esecutivo ha per l'istruzione. In classe dunque il presidente del consiglio Renzi che ha scelto di recarsi all'istituto dedicato a Don Peppino Puglisi a Palermo, un luogo dalla forte importanza simbolica in uno dei quartieri più a rischio del capoluogo siciliano. Il ministro Giannini, invece, per la prima campanella del 2014-2015, è andato all'istituto tecnico agrario "Emilio Sereni'"di Roma e ha tagliato, assieme agli studenti, il nastro di un birrificio artigianale allestito all'interno della scuola che è impegnata in percorsi di alternanza scuola-lavoro.
Gli altri componenti dell'esecutivo sono in giro per l'Italia a salutare gli studenti, tanti tornando nella scuola dove hanno studiato. Un gesto simbolico e anche carino, questo dei ministri, di essere vicini agli studenti, ma non basta diciamo noi. Non basta la presenza di un giorno dentro le scuole per garantire una buona scuola, per fare veramente una riforma che cambi la scuola e la porti per mano nel nostro tempo. Ci vogliono i fatti non le promesse. Anche per la scuola, gli studenti se lo aspettano perché non investire sulle nuove generazioni significa non investire sul Paese.

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