lunedì 14 aprile 2014

L'occasione persa della "pentafusione"

Editoriale Radio Onda Libera del 14 aprile 2014

Nel referendum consultivo sulla fusione dei cinque comuni dell'Orvietano vincono i sì a Parrano (200 sì contro 90 no) e a Fabro, valanga di no a Ficulle (667 contro 271), Monteleone (512 contro 402) e Montegabbione (412 contro 296). E' il responso di una sola lunghissima giornata di votazioni per scrivere una pagina di storia dell'Umbria. È quella che nella Domenica delle Palme, ha portato alle urne 4.314 elettori – 2.189 uomini e 2.125 donne – su 6.463 aventi diritto, ovvero il 66,75 per cento, a esprimersi in merito alla costituzione di un Comune unico attraverso la fusione dei 5 Comuni dell'Alto Orvietano.
Il risultato del referendum consultivo – il primo del genere in Umbria – dopo le 22 di domenica ha visto operazioni di spoglio nei 13 seggi allestiti sul territorio, con il risultato delle due schede consegnate agli elettori. Alle 22.40, poi, la Regione ha ufficializzato i dati definitivi relativi all'affluenza così distribuiti: Fabro: 1.422 su 2.325 elettori (61,16 per cento), Ficulle: 956 su 1.381 elettori (69, 23 per cento), Montegabbione: 719 su 1.007 elettori (71, 40 per cento), Monteleone d'Orvieto: 927 su 1.243 elettori (74,58 per cento), Parrano: 295 su 507 elettori (58,18 per cento).
Trattandosi di referendum consultivo, alla giunta regionale, entro 60 giorni dalla proclamazione dei risultati, competerà la presentazione di un disegno di legge all'assemblea legislativa regionale per proporre la costituzione del Comune unico. Il disegno di legge di fusione potrà essere comunque presentato anche se l'esito del referendum sarà negativo. Ovviamente l'assemblea regionale, nella sua autonomia legislativa, potrà poi approvare o respingere la richiesta.
Certo, ora che la popolazione si è espressa per il no alla fusione dei cinque comuni sembra un po' arduo continuare su questa strada. Comunque ribadiamo, come abbiamo già scritto anche sul giornale, che oggi come oggi non è più possibile continuare a difendere i campanili, i borghi che hanno qualche centinaia di anime e costi altissimi per i servizi e il funzionamento della macchina amministrativa. In un periodo di razionalizzazione e semplificazione, in un periodo in cui si svuotano le Province e si va verso l'abolizione, non si può rimanere arroccati ai propri paesi come se fossero fortezze pensando così di difendere l'identità e le radici, la storia e le tradizioni.
Forse proprio accorpandosi, unendo le proprie forze, la tutela di questi paesi sarebbe stata più garantita e gli abitanti ne avrebbero guadagnato in termini di forza contrattuale. Invece così forse non sarà a meno che una rivoluzione copernicana non riguarderà tutti i minuscoli comuni di Italia.


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