martedì 1 aprile 2014

La politica del frullatore

Il punto del direttore del 30 marzo 2014

Un fermento pazzesco di liste civiche, alleanze inedite e coalizioni in frantumi. La politica umbra  sembra vivere in un frullatore dove tutto si mescola, si confonde. E a volte si presenta come una macedonia di elementi variegati in un mix indefinito e indistinto. Candidati che si presentano, in bar e in uffici, candidati tirati per la giacchetta e candidati in cerca di gruppi di sostegno. Partiti che secondo i sondaggi rappresentano l'1, il 2 per cento, si spezzano come canne al vento e si moltiplicano in tronconi che per non scontentare si inventano liste senza il simbolo. Oppure rappresentanti, anche autorevoli di partito, che non soddisfatti delle scelte a livello centrale, si ingegnano in liste dai nomi originali.

Un guazzabuglio di situazioni e di cordate, di aspiranti consiglieri che impazzano alla ricerca, o meglio guidati dall'ambizione, di un posto al sole, da confermare o da conquistare. Raccontare quello che sta succedendo in questi momenti è impossibile proprio per la confusione che regna sotto il cielo. Di solito è sempre così quando si avvicina una scadenza elettorale ma quest'anno pare anche peggio. Prima di tutto per la riduzione degli scranni quanto meno nei consessi più ambiti, vale a dire i consigli comunali dei paesi più grandi, perché per i municipi più piccoli se si approva il disegno di legge Del Rio forse si sarà addirittura una proliferazione di sedie e sgabelli. (Alla faccia della semplificazione e dei risparmi dei costi della politica. E alla faccia dello svuotamento delle Province che sarebbe più un'operazione di facciata che di sostanza). Poi perché il quadro politico è sempre più ingarbugliato perché risente degli sconquassi romani e allora i referenti locali sono più sbandati e disorientati di prima. Infine perché quando si parla di amministrative la contesa, anche per la formazione delle liste, diventa più aspra. E così notiamo accordi sulla carta contraddittori e inconcepibili che nella realtà cercano di camminare anche se non speditamente. Oppure assistiamo a dietrofront dalla sera alla mattina, della serie prima si appoggia un candidato e si comincia a fare campagna elettorale, poi all'improvviso lo si scarica e ci si accoda a un altro. In nome di nessuna coerenza, ma solo per un calcolo di convenienza. Un esempio per tutti il Nuovo centro destra a Terni che prima è salito sul cammello di Franco Todini e poi dopo un pezzetto di strada ne è sceso per condividere la candidatura di Paolo Crescimbeni. Ma i danni, pardon le incoerenze, non sono solo questi. Da quelle parti da registrare l'ennesimo colpo di scena, con il candidato a sindaco Dario Guardalben che prima era il cavallo, tanto per restare in ambito metaforico-animale, di Forza Italia, poi da questa è stato scaricato e messo in un angolo, ma in un sussulto di orgoglio il professore ha deciso di mandare a quel paese i berlusconiani e di giocare la partita in proprio e con chi ci sta. E a starci un pezzo di centro. A proposito del centro, inteso come Udc, Scelta Civica e la rinata Democrazia cristiana, c'è bisogno urgente di una bussola.
Questo pezzo della politica nostrana non sa che pesci prendere nel senso che non sa dove collocarsi. Uno potrebbe suggerire loro di stare al centro visto che rivendicano di essere il centro. Invece non è così. Queste formazioni sono le più penalizzate per il loro, presunto, peso politico e quindi più sbalestrate perché sembrano trottole impazzite che provano a sistemarsi a destra come a sinistra, in sfregio a una ipotetica (?) linea nazionale e pronte a indossare la casacca azzurra o rossa come niente, idem a inventarsi nomi fantasiosi di liste in appoggio. La novità delle ultime ore è su Perugia con un candidato ritenuto capace di attrarre voti cattolici come se l'impegno di chi crede va intercettato e canalizzato solo quando è il momento del voto. Durante il resto della sindacatura il mondo dei cattolici può restare anche orfano tanto le elezioni si rifanno ogni cinque anni....Insomma di tutto e di più, con le coalizioni che si sdoppiano e si triplicano, vedere quella di centrosinista a Foligno o a Gubbio, oppure quella di centrodestra dove quasi dappertutto la compattezza è più formale che sostanziale e a volte neanche tanto con scene e retroscena da far impallidire perfino un bambino. Ancora tre settimane di tribolazioni e poi finalmente si depositeranno le liste e le manovre saranno fatte per quanto riguarda le candidature. Poi si comincerà a giocare sul serio. Sul versante delle europee tutto tace a livello regionale perché tanto le decisioni per tutti i partiti verranno prese a Roma e da qui saranno date le indicazioni di voto. Del resto l'Umbria è una periferia, non ha la forza per esprimere candidati propri che possono vedersela da soli. Fa parte di una circoscrizione, quella dell'Italia di centro, che sarebbe un bene prenderla a modello. E non solo per le europee.

anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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