domenica 2 febbraio 2014

Il pozzo senza fondo
di un Paese che non è più normale

Editoriale Radio Onda Libera del 30 gennaio 2014

Parliano di finanziamento pubblico ai partiti, un pozzo senza fondo e senza fine. I soldi ai partiti in 20 anni hanno prodotto un 'utile' di 1,9 miliardi. La riforma dei rimborsi elettorali è in discussione al Senato per una revisione che sarà a regime non prima del 2017. Insomma un fiume di denaro pubblico, alimentato dai contribuenti. Dal 1974 a oggi non si è mai fermato, continuando a imbottire le casse dei partiti. Più di quanti non servissero a coprire le spese realmente sostenute a fini elettorali.
Soltanto nel corso degli ultimi 20 anni, circa 2,7 miliardi di euro sono stati erogati sotto forma di rimborsi pubblici tra voto per le politiche, le europee e le regionali. Un lasso di tempo durante il quale i cittadini sono stati chiamati alle urne per ben 15 volte, amministrative escluse. E, complici le modifiche al rialzo di una contribuzione "di sostegno", il risultato è stato un "tesoretto" che oggi si è sedimentato: 1,9 miliardi di euro, infatti, è l'ammontare del "surplus" che i partiti si sono ritrovati, al netto delle spese accertate. Spese che, dal canto loro, non raggiungono i 700 milioni di euro. A conti fatti, l'utile incamerato è dunque tre volte quanto si è speso.
Nell'elenco dei soggetti che hanno avuto (e hanno ancora) diritto a tale beneficio, figurano sia le liste elettorali (quelle che si sono candidate a politiche, europee e regionali) sia i gruppi successivamente eletti: quelli approdati in parlamento e quelli sbarcati nei consigli regionali.
La questione, già particolarmente odiosa agli occhi dei cittadini ma divenuta intollerabile a seguito degli scandali sulle spese pazze nelle Regioni e del malcostume, è oggi al Senato, in commissione Affari costituzionali. In discussione c'è la riforma del finanziamento che aspetta di essere approvata in aula dopo che il governo ha deciso, a dicembre, di accelerare la revisione con un decreto che ha comunque già scatenato polemiche: il testo dovrebbe approdare oggi nell'aula di Palazzo Madama, al più tardi martedì prossimo. E poi tornare alla Camera per l'ok definitivo.
Ma su questo percorso un paio di obiezioni sono d'obbligo. La prima: da tempo si parla di abolire il finanziamento pubblico il cui bubbone è esploso con tangentopoli ma i partiti non hanno mai avuto il decoro di rinunciare ai soldi, perfino un referendum decretò oltre 20 anni fa l'abolizione del finanziamento ma gli stessi partiti se ne sono fregati o meglio hanno fatto rientrare dalla finestra quello che era uscito dalla porta. E via con il cambio di nome, rimborsi, ma la sostanza era sempre la stessa. Soldi dei contribuenti nelle tasche dei politici.
La seconda obiezione: perché approvare una legge oggi e farla entrare in vigore tra tre-quattro anni? Semplice, per avere il tempo di cambiarla. La conclusione è che questo non e' più un paese normale.

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