Editoriale Radio Onda Libera del 3 febbraio 2014
Oggi parliamo di politica ed economia. Il premier Letta ha detto che la "crisi è dietro le
spalle”. Il presidente della Confindustria Squinzi ha replicato che "i numeri
non sono positivi. O si cambia passo o si va al voto". Il botta e
risposta è avvenuto a distanza e su un nodo cruciale, la crisi economica, e
l'ottimismo del presidente del consiglio non solo non è condiviso dal presidente
degli industriali ma è stato uno spunto per un ultimatum, cambiare l'andazzo
oppure elezioni subito.
In sostanza Letta ha annunciato che siamo a una
svolta, che dopo anni avremo la crescita, all’1% quest’anno e al 2% nel 2015.
Percentuali che Squinzi contesta, non sono veri e non ci possiamo permettere di
guardare con ottimismo verso il futuro. La stima di crescita del Pil per
il 2014, secondo Confindustria, sarà di "un modestissimo +0,6-0,7%, frazioni di
un punto percentuale", questo "non basta a creare occupazione e a far ripartire
il Paese". Letta seccato non ci sta e arriva subito la replica: "È bene
che ognuno faccia il suo lavoro, che Confindustria aiuti il Pil del Paese. Sono
convinto che i dati giusti siano quelli del governo".
Inutile
arricchire di particolari le cose che si sono dette il capo del governo e quello
degli industriali, la verità è che è sempre più ampia la distanza tra la
politica e l'economia reale, tra i palazzi e la società vera.
La quantità di
persone che sta soffrendo in maniera drammatica sta diventando insopportabile e
insostenibile, ci sono milioni di persone che non hanno più un lavoro, centinaia
di migliaia di aziende in difficoltà e devono essere la preoccupazione
principale di tutti noi e della politica. Ma se non ci sono risposte e non si
inverte la tendenza, è meglio tornare alle urne. L'Italia ha bisogno di
stabilità e sopratutto di azioni di governo coraggiose.
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