domenica 2 febbraio 2014

Quarta sentenza per la morte di Mez
E non è ancora finita

Editoriale Radio Onda Libera del 31 gennaio 2014

Omicidio Meredith, ieri sera la quarta sentenza. Amanda Knox e Raffaele Sollecito di nuovo colpevoli: lei è stata condannata a 28 anni e sei mesi, lui a 25 anni. Nessuna misura cautelare per l'americana. Per Il ragazzo disposto invece il divieto di espatrio. La Corte d’Assise d’Appello di Firenze ha così nuovamente condannato Amanda e Raffaele per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher.

La Corte ha riconosciuto l’aggravante per il reato di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba e per questo ha rivisto la condanna di Amanda a 28 anni e sei mesi di reclusione, mentre per Sollecito ha confermato la condanna inflittagli in primo grado a Perugia a 25 anni di reclusione. Le prime reazioni dei protagonisti, nessuno dei due presenti in aula, sono filtrate attraverso gli avvocati. Raffaele è rimasto annichilito dalla condanna, Amanda impietrita e spaventata. In aula al momento della sentenza il fratello e la sorella di Meredith Kercher, che hanno tenuto lo stesso atteggiamento di dignità e decoro, sostenendo che non è il momento di celebrare ma si ritengono soddisfatti della decisione dei giudici. In questa storia c'è anche un terzo imputato, anzi il solo condannato definitivamente. E cioè Rudy Guede, che sta scontando una pena a quindici anni di reclusione avendo scelto il rito abbreviato e che nel giro di poco potrà uscire per i primi permessi.
La ricostruzione dell'accusa vuole tutti e tre sul luogo del delitto a uccidere Meredith perché non voleva acconsentire a un gioco sessuale. E così questa è la quarta sentenza emessa "in nome del popolo italiano". Dopo la prima a Perugia in cui Amanda e Raffaele vennero condannati a 25 e 26 anni di carcere, arrivò quella di secondo grado, sempre emessa da una Corte perugina, che portò la libertà agli ex fidanzatini. E’ stata poi la Corte di Cassazione ad annullare l'assoluzione e rinviare davanti ai giudici di Firenze, che ieri li ha di nuovo condannati. Ma non finisce qui. Perché ci sarà un altro verdetto, l'ultimo, forse. Quello della Cassazione. E poi su questo delitto potrà essere scritta la parola fine.
Un caso giudiziario che ha creato un danno incredibile all'immagine di Perugia, che l'ha portata in negativo alla ribalta nazionale e non solo, tenendo sempre accesi i riflettori sugli imputati, trascurando invece la vittima. Purtroppo funziona quasi sempre così. Ma l'intera vicenda va inquadrata nella sua giusta dimensione. E cioè un terribile fatto di sangue avvenuto in una città universitaria di provincia come ne succedono tanti. Purtroppo. Certo, il caso giudiziario non è filato liscio, tra sentenze di condanna e di assoluzioni. Ma i verdetti dei giudici vanno rispettati, sempre, non solo quando piacciono, anche solo per rispetto della vittima.

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