Editoriale Radio Onda LIbera del 4 febbraio 2014
Omicidio Meredith: non basta il quarto processo, non bastano le interviste da
oltreoceano di Amanda Knox condannata insieme a Raffaele Sollecito per aver
ucciso la giovane studentessa inglese, ora ci si mette anche il giudice della
corte d'assise di Firenze a raccontare le sue impressioni ai giornali. E bene ha
fatto il ministro della Giustizia Cancellieri a disporre accertamenti sul
magistrato. Perché lo diciamo subito non è corretto prima delle motivazioni, a
poche ore dalla lettura del verdetto, a caldo, da parte di chi ha irrogato le
condanne lanciarsi in commenti e dichiarazioni alla stampa.
Quello di
Meredith è un processo indiziario, dove le prove provate del coinvolgimento dei
due ex fidanzatini non sono evidenti, e sentirne parlare da chi dovrebbe parlare
solo con le sentenze può apparire una distorsione. Questo giudizio è
influenzato dal fatto che quel terribile omicidio di oltre sei anni fa
rappresenta una ferita per la città di Perugia che non ha saputo difendere la
vita di una sua ospite e di l'immagine che prima di quel giorno era considerata
una tranquilla città di provincia dove mandare i figli a studiare, non certo a
morire.
Ma vediamo in sintesi cosa ha detto il magistrato fiorentino. Ha
anticipato in sostanza le motivazioni della sentenza e cioè la convinzione che
"quella sera i ragazzi avevano programmi diversi, poi gli impegni sono saltati e
si è creata l’occasione. Se Amanda fosse andata al lavoro probabilmente non
saremmo qui". Il delitto insomma "è stata una cosa tra ragazzi, ci sono state
coincidenze e su questo abbiamo sviluppato un ragionamento. Sono consapevole che
sarà la parte più discutibile". Poi si è sbilanciato in una critica a
Sollecito che no si è fatto interrogare mai durante i processi.
Prevedibilmente dopo queste dichiarazioni si è scatenato il finimondo,
con richieste di intervento del Csm e ispezione del ministero. E, ripetiamo, non
ci pare un atteggiamento corretto da parte dei giudici quello di commentare le
stanze che loro stessi emanano. Ora al di là delle convinzioni personali, la
giustizia ha il solo obiettivo della verità e le sentenze, che dovrebbero
stabilire appunto la verità, si rispettano e si possono anche criticare, ci
mancherebbe altro, ma pare inelegante che lo faccia chi le pronuncia in nome del
popolo italiano.
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