domenica 23 febbraio 2014

La rabbia delle imprese

Editoriale Radio Onda Libera del 19 febbraio 2014

In migliaia e migliaia, oltre sessantamila, erano gli artigiani e commercianti che da tutta Italia sono arrivati ieri in piazza del Popolo a Roma per chiedere con forza al nuovo governo che si insedierà e al Parlamento una svolta urgente e rapida in politica economica. È questo il significato della manifestazione organizzata da Rete imprese Italia, l'associazione che raggruppa Confcommercio, Confesercenti, Casartigiani, Cna e Confartigianato.
"il tempo delle attese è finito" dicono gli organizzatori, "senza l'impresa non c'è Italia. Riprendiamoci il futuro" è lo slogan della protesta. Al nuovo presidente del Consiglio chiedono di essere convocati subito promettendo che non molleranno. Invocano un cambiamento veloce, il prossimo governo dovrà prendere atto di questa grande forza, dell'enorme malessere, delle difficoltà che vivono le imprese. Oltre a urlare la propria rabbia, gli artigiani e i commercianti vogliono essere considerati dalla politica e dalle istituzioni come le fondamenta del sistema produttivo italiano, da cui dipendono occupazione e stabilità.
Sono infatti oltre mille al giorno, 372mila solo nel 2013, le aziende che ogni anno sono costrette a chiudere, con il conseguente calo del potere d'acquisto delle famiglie e l'aumento dei disoccupati.
La manifestazione di ieri è un evento storico: la politica deve tenerne conto. "Non abbiamo perso la speranza, abbiamo perso la pazienza. Le ragioni dell'impresa diventino le ragioni dell'Italia". "E' a rischio la pace sociale. E' pericoloso lasciare le famiglie e le imprese sull'orlo della disperazione".
 Ecco, tutte di questo tenore le dichiarazioni che si sono succedute dalla bocca degli organizzatori sul palco. Ma due considerazioni sono obbligatorie. La prima è che hanno fatto bene gli artigiani e i commercianti a urlare la loro rabbia, a chiedere interventi immediati ed efficaci. Non è possibile stare con le mani in mano mentre le imprese chiudono e il paese sprofonda.
La seconda considerazione è rivolta alle forze politiche. Fanno sorridere e sono anche un po' patetiche le frasi di solidarietà espresse dai vari esponenti appartenenti a tutti i partiti che sono in Parlamento, quegli stessi che devono fare le leggi e i provvedimenti. Dal Pd a Forza Italia, passando per la Lega. Tutti a esprimere condivisione per la protesta senza capire che la protesta era contro di loro. Che si stanno distinguendo per non fare nulla per arginare le conseguenze della crisi.

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