lunedì 2 dicembre 2013

Tra vecchi equilibri
e nuove incoerenze

Il punto del direttore dell'1 dicembre 2013

In politica mai dire mai. E' un detto che di solito, non solo in questo periodo, va per la maggiore. Soprattutto se si rammentano un paio di fatti accaduti in settimana. Il primo riguarda la partecipazione dei cittadini vicini al Pd. Il secondo la spaccatura nel Pdl che fu, tra vecchi equilibri e recenti incoerenze.
Andiamo con ordine e partiamo dall'immagine dell'aula magna del Capitini gremita in ogni ordine di posti, oltre un migliaio i presenti, tantissimi giovani, che hanno sfidato la neve e sono accorsi per ascoltare il sindaco di Firenze Matteo Renzi, candidato alle primarie dell'8 dicembre per la guida del partito.
Da tempo non si registrava un'affluenza così numerosa a un'iniziativa targata, in particolare del Pd. A testimoniare che la voglia di esserci, di intervenire, di partecipare è ancora intatta, che la passione per la politica non è affatto tramontata. Soprattutto nelle fila dei giovani e giovanissimi i quali con entusiasmo e quasi commozione hanno seguito il comizio di Renzi che ha il pregio di utilizzare un linguaggio semplice, formulare concetti normali e parlare di cose che interessano la gente. Scusate se è poco per un politico, verrebbe da dire. Questo descritto è il lato bello della politica. E ora veniamo a quello brutto, ai litigi e alle polemiche sempre dentro le anime del Pd per un posto comodo nelle liste che accompagnano le primarie. Qui in un primo momento si sono intrecciati veti e diktat, poi sgambetti e forzature, infine cancellazioni e sostituzioni di nomi.
Sempre per lo stesso motivo: un posto al sole, un posto sicuro da qualche parte, che si chiami assemblea nazionale o ministero. Quest'ultimo è l'aggancio per entrare nel merito di quello che sta accadendo dentro l'ex Pdl umbro dopo la scissione tra berlusconiani e alfaniani. Rocco Girlanda, da sempre seguace del Cavaliere, si è ritrovato a vivere un dilemma lacerante: lascio la poltrona di sottosegretario alle Infrastrutture o quella di coordinatore regionale del partito? Alla fine ha mollato quella politica (che, va detto, è l'unica importante ai fini di un suo ulteriore futuro nel campo) ma tutti si aspettavano che si alzasse dalla prima dal momento che Forza Italia ha deciso di passare all'opposizione. Tale scelta ha scatenato comprensibilmente una valanga di critiche sia a livello nazionale che locale perché è fuori dalla logica, dal buon senso oltre che dalla coerenza. Ma la novità delle ultime ore è che Girlanda pare si stia avvicinando al Nuovo centrodestra sicuramente non per convinzione perché fino a poco tempo era il più falco degli umbri ma solo per mantenere il ruolo di governo. Questo però è comprensibile perché se è uscito da Forza Italia e rimane al ministero vuol dire che ha sposato o sposerà la linea di coloro che sono maggioranza. Cambiare idea è lecito, per carità, però è normale che venga interpretato come un cambio di casacca. E questo passo, l'eventualità che Girlanda diventi alfaniano, sta provocando la guerra termonucleare con telefonate roventi da Perugia per Roma e viceversa.
E per una poltrona che resta incollata al sedere, un'altra poltrona se ne va o meglio si libera. Infatti dentro Forza Italia non si stanno attraversando momenti tranquilli perché in palio c'è il posto di coordinatore regionale, cioè di chi avrà le carte in mano per decidere le prossime candidature, vicine e lontane. La situazione attuale, ma non definitiva, è la seguente: quasi fatta per l'onorevole Catia Polidori, umbra ma eletta in Veneto, che si sarebbe aggiudicata l'incarico ai danni del collega Pietro Laffranco. Ma tutto potrebbe ancora accadere, non si escludono colpi di scena dell'ultima ora, oppure passi indietro o passi avanti e ciò dipende dal punto di osservazione.
Del resto la politica non è mai stata così in movimento come in questo periodo con litigate e separazioni, veleni e recriminazioni. E tra qualche giorno si svolgeranno le primarie, l'ennesima occasione per un nuovo regolamento di conti tra anime diverse e quasi incompatibili all'interno dello stesso Pd. Proprio per l'amalgama mal riuscito tra ex democristiani ed ex comunisti l'unità del partito rischia di essere a un bivio. Una parte potrebbe preparare le valigie e guardare con interesse al centro, anzi al Nuovo centro e basta (la parola destra prima o poi va cancellata se ci si vuole rifare al partito popolare europeo). E qui tornano alla mente i tempi che furono, con un sano desiderio di nostalgia delle vecchie formazioni che hanno caratterizzato la tanto bistrattata prima Repubblica, ma forse potrebbe essere un'opportunità per gli uomini e le donne che hanno a cuore il bene comune.
www.annamossuto.it

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