Editoriale Radio Onda Libera del 20 dicembre 2013
Confindustria fa un bilancio della crisi economica che ha messo in ginocchio
l’Italia, facendo luce su uno scenario da brivido. Le persone a cui manca il
lavoro, totalmente o parzialmente, sono 7,3 milioni, due volte la cifra di sei
anni fa. E anche i poveri sono raddoppiati a 4,8 milioni. E' quanto sostiene
il centro studi di via dell’Astronomia, sottolineando che “le famiglie hanno
tagliato sette settimane di consumi, ossia oltre 5mila euro in media l’anno”.
Parlare di ripresa è infatti “per molti versi improprio” e suona
“derisorio“. Il “Paese ha subìto un grave arretramento ed è diventato più
fragile, anche sul fronte sociale”, con danni “commisurabili solo a quelli di
una guerra“. E se nel Paese si profilano gravi tensioni sociali, è la
denuncia degli industriali, la politica non prende le contromisure adeguate.
Confindustria parla della legge di stabilità come di “un’occasione
mancata”, a causa del minimo impatto sulla crescita e delle risorse giudicate
insufficienti per il taglio del cuneo fiscale. E alle frecciate di Confindustria
all’indirizzo del governo, risponde direttamente il premier il quale dice che
suo dovere è tenere in piedi la barca Italia, cioè strumenti per la crescita
senza sfasciare i conti, e tenere sotto controllo lo spread. Contro la
legge di stabilità si sono espressi anche i sindaci e i vescovi con giudizi
altrettanto pesanti. Tra oggi e domani è previsto il voto con fiducia alla
Camera e lunedì al Senato.
Due considerazioni in merito le vogliamo
fare, proprio alla vigilia dell'approvazione dell'ennesima Finanziaria del
governo. La prima è che per questa crisi, che vede il tasso di disoccupazione oltre il
12 per cento, il pericolo maggiore, come conferma anche Confindustria, è il
cedimento della tenuta sociale, con il montare della protesta che si incanali
verso rappresentanze che predicano la violazione delle regole e la sovversione
delle istituzioni. E quando le proteste cedono alla violenza salta tutto.
La seconda considerazione. Un'altra occasione persa è non tagliare la
spesa pubblica, non eliminare sprechi e privilegi legati alla casta. Se il neo
segretario del Pd Renzi ha promesso che si può tagliare un miliardo di euro di
costi della politica, vuol dire che tanti e tanti soldi si buttano per
mantenere un apparato che non funziona. E allora che si aspetta? Che il Paese
sprofondi ancora di più nel baratro?
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