domenica 8 dicembre 2013

Pd, l'incognita affluenza
e il segretario che verrà

Il punto del direttore dell'8 dicembre 2013

Voglia di primarie? Forse sì, forse no. Valuteremo stasera, a seggi chiusi e ad affluenza registrata. Il gran giorno infatti è arrivato e il popolo del Pd, iscritto o simpatizzante, oggi sceglierà da chi farsi guidare. Anche in Umbria la sfida è aperta con le correnti impegnate e schierate, chi con Matteo Renzi, chi con Gianni Cuperlo e chi con Pippo Civati. A scendere in campo, e a metterci le faccia, sono anche diversi politici che rappresentano le istituzioni. Dai sindaci ai presidenti degli enti superiori. E su questo aspetto qualcuno ha storto il naso sostenendo che il partito e l'amministrazione dovrebbero camminare in modo autonomo, non intrecciarsi in battaglie e regolamenti di conti o addirittura in prove muscolari.
Ma le scelte di oggi sono figlie dei comportamenti di ieri. Un mese fa circa ci fu un pandemonio per la segreteria provinciale di Perugia con esponenti politici che a Roma appoggiavano una linea e qui un'altra, con ricorsi e controricorsi, interventi dei garanti e rischio di annullamento del congresso. Alla fine dei giochi la bocciatura del candidato portato, diciamo così, dall'apparato, da una parte della corrente cuperliana e quindi la vittoria di un candidato sostenuto da un'altra parte dei cuperliani e da un pezzo dei renziani.
Un guazzabuglio che per orientarsi c'è bisogno di una bussola e soprattutto di tanta attenzione per non perdere qualche passaggio.
Comunque la decisione di scendere in campo oggi nelle liste per l'assemblea nazionale è stata la conseguenza logica di essersi schierati ieri per la segreteria provinciale. Quindi, tutto sommato, una scelta di coerenza, se vogliamo definirla così. Ma alla vigilia a tenere con il fiato sospeso è l'incognita affluenza in Italia come in Umbria. L'asticella è un milione e mezzo, per accontentarsi. Sotto sarebbe una sconfitta. Due per un successo.
Ma ricordiamo come sono andate le cose a casa nostra. Innanzi tutto non dimentichiamo che i democratici da quasi dieci anni si cimentano con le primarie. Dal 2005 quando furono organizzate quelle di coalizione, vinse Prodi per la cronaca, e andarono a votare i Ds e la Margherita che solo due anni dopo si unirono in matrimonio. Quella volta si recarono alle urne 100 mila umbri. Poi per due anni, 2007 e 2009, ci sono state le primarie di partito, vincitori Veltroni e Bersani. L'anno scorso di nuovo le primarie di coalizione e la spuntò Bersani. E a votare ci furono 74mila cittadini. Insomma sette anni dopo la prima volta un quarto di elettori si è perso per strada. Chissà se oggi si ri-innamora delle primarie e si affaccerà in uno dei quasi 300 seggi allestiti nella regione…A proposito delle primarie, si tratta di uno strumento valido ed efficace per far scegliere alla base da chi farsi rappresentare. E' un mezzo, secondo chi, da disciplinare per legge ed estendere a tutte le competizioni e a tutti i partiti. A patto però che le regole siano chiare e trasparenti e non come è capitato per esempio per le parlamentarie inventandosi criteri a proprio piacimento e uso.
Detto questo, domani a scrutini effettuati e risultati ufficializzati, si passerà a leggere e a "pesare" i voti. E soprattutto lo sguardo sarà rivolto ai nuovi equilibri e rapporti di forza dentro il partito, a seconda di chi vincerà questa tornata. Un primo effetto a livello locale sarà quello di accelerare o decelerare per l'elezione del segretario regionale, e qui i giochi si preannunciano apertissimi. Ma a prescindere dalle ripercussioni spicciole, quello che è destinato a mutare sarà il quadro generale con riposizionamenti e ricollocazioni, tenendo conto che alcuni distinguo già sono stati espressi. Per esempio chi sta con il partito socialista europeo e chi con quello popolare europeo. Un dilemma che appassiona poco ma divide parecchio. E poi c'è il grande interrogativo di come guiderà il partito il nuovo segretario: includendo o escludendo all'interno, mediando o no all'esterno? Dipende dall'uno o l'altro verso se qualcuno o meglio un pezzo di partito deciderà di restare dentro rivendicando i diritti della minoranza oppure guardarsi attorno e pensare a costruire un altro soggetto, magari da solo o in compagnia di qualche compagno di viaggio che ha già compiuto lo strappo.
Insomma queste primarie rappresentano una bella partita per la politica che verrà, speriamo che lo sia anche per la partecipazione che è sempre un'espressione di democrazia.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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