martedì 31 dicembre 2013

La fiducia, questa sconosciuta

Editoriale Radio Onda Libera del 30 dicembre 2013

Siamo alla fine dell'anno ed è tempo di bilanci, di indagini. Prendiamo oggi il rapporto elaborato da Demos per "Repubblica", dedicato al rapporto tra gli italiani e lo Stato. E ne ricaviamo un ritratto in chiaroscuro, con alcune conferme e qualche novità. Partiamo dalle prime. Una per tutte riguarda il distacco profondo dei cittadini dalle istituzioni politiche e di governo.

Non è un fatto nuovo, ma colpisce, comunque, per le proporzioni che ha assunto. Lo Stato, le Regioni, i Comuni: le sedi del governo centrale e locale, rispetto a un anno fa, hanno perduto ulteriormente credito. Come il presidente della Repubblica (quasi 6 punti in meno), che paga il ruolo da protagonista assunto, negli ultimi mesi. E se il Parlamento e gli stessi partiti hanno perduto pochi consensi è solo perché non hanno più molto da perdere, vista la residua dote di fiducia di cui ancora dispongono e della forte delegittimazione. Molto al di sotto del 10%.
Questo studio non è uguale ai precedenti, la situazione sembra peggiorata. A differenza del passato, non solo recente, oggi non si salva nessuno. E nessuno ci salva. Non c'è più un Presidente a cui affidarsi. Gli stessi magistrati, comunque vicini al 40% dei consensi, sono lontani dai livelli raggiunti negli anni di Tangentopoli quando sfioravano il 70% (Ispo, 1994). E se, alla fine degli anni Novanta, per "difendersi dallo Stato" ci si affidava all'Europa, oggi il problema pare, al contrario, difendersi dall'Europa. Visto che la fiducia nella UE è "caduta" di oltre 11 punti nell'ultimo anno, ma di circa 20 rispetto a 10 anni fa. Una netta sfiducia anche nei confronti delle associazioni di imprenditori che si posizionano in basso ma sempre meglio rispetto ai partiti.

E passiamo a qualche novità. Le uniche istituzioni che facciano osservare un sensibile aumento della fiducia presso gli italiani sono le forze dell'ordine (di quasi 4 punti) e, ancor più, la Chiesa (di 10). Nel primo caso, per la crescente domanda di sicurezza, in tempi tanto incerti. Nell'altro, per la capacità di Papa Francesco di "comunicare" valori condivisi in modo pop(olare). E di testimoniare come la Chiesa sia in grado di cambiare.
Ecco, questa e' la fotografia del nostro Paese. Non c'è da stare allegri. Speriamo nell'anno che verrà.

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