Editoriale Radio Onda Libera del 30 dicembre 2013
Siamo alla fine dell'anno ed è tempo di bilanci, di indagini. Prendiamo oggi il
rapporto elaborato da Demos per "Repubblica", dedicato al rapporto tra gli italiani
e lo Stato. E ne ricaviamo un ritratto in chiaroscuro, con alcune conferme e
qualche novità. Partiamo dalle prime. Una per tutte riguarda il distacco
profondo dei cittadini dalle istituzioni politiche e di governo.
Non è un fatto
nuovo, ma colpisce, comunque, per le proporzioni che ha assunto. Lo Stato, le
Regioni, i Comuni: le sedi del governo centrale e locale, rispetto a un anno fa,
hanno perduto ulteriormente credito. Come il presidente della Repubblica
(quasi 6 punti in meno), che paga il ruolo da protagonista assunto, negli ultimi
mesi. E se il Parlamento e gli stessi partiti hanno perduto pochi consensi è
solo perché non hanno più molto da perdere, vista la residua dote di fiducia di
cui ancora dispongono e della forte delegittimazione. Molto al di sotto del
10%.
Questo studio non è uguale ai precedenti, la situazione sembra
peggiorata. A differenza del passato, non solo recente, oggi non si salva
nessuno. E nessuno ci salva. Non c'è più un Presidente a cui affidarsi. Gli
stessi magistrati, comunque vicini al 40% dei consensi, sono lontani dai livelli
raggiunti negli anni di Tangentopoli quando sfioravano il 70% (Ispo, 1994). E
se, alla fine degli anni Novanta, per "difendersi dallo Stato" ci si affidava
all'Europa, oggi il problema pare, al contrario, difendersi dall'Europa. Visto
che la fiducia nella UE è "caduta" di oltre 11 punti nell'ultimo anno, ma di
circa 20 rispetto a 10 anni fa. Una netta sfiducia anche nei confronti
delle associazioni di imprenditori che si posizionano in basso ma sempre meglio
rispetto ai partiti.
E passiamo a qualche novità. Le uniche istituzioni che
facciano osservare un sensibile aumento della fiducia presso gli italiani sono
le forze dell'ordine (di quasi 4 punti) e, ancor più, la Chiesa (di 10). Nel
primo caso, per la crescente domanda di sicurezza, in tempi tanto incerti.
Nell'altro, per la capacità di Papa Francesco di "comunicare" valori condivisi
in modo pop(olare). E di testimoniare come la Chiesa sia in grado di cambiare.
Ecco, questa e' la fotografia del nostro Paese. Non c'è da stare
allegri. Speriamo nell'anno che verrà.
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