Editoriale Radio Onda Libera del 16 dicembre 2013
Il Pd riparte con Renzi. Ieri a Milano l'assemblea nazionale lo ha incoronato
segretario dopo la vittoria schiacciante alle primarie. E Renzi Pd parte
all'attacco: subito piano per lavoro, scuola e unioni civili. E lancia la sfida
a Grillo: rinunceremo ai rimborsi elettorali se i cinque stelle si impegnano su
riforma elettorale, abolizione Senato e taglio costi politica.
Il
sindaco di Firenze detta l'agenda politica. In primis al governo Letta: un piano
per il lavoro, "entro un mese semplifichiamo le regole e diamo nuovi diritti a
chi non li ha"; le unioni civili, anzi le "civil partnership"; lo ius soli e il
superamento della Bossi-Fini, un dovere verso "i nostri fratelli e le nostre
sorelle immigrate". E alla fine la legge elettorale, anche lì in attacco, ma
stavolta incalzando Beppe Grillo.
Sul fronte interno, l'intervento di
Renzi non ha lasciato insoddisfatta la sinistra. "Dobbiamo tornare a essere il
partito del lavoro, perché siamo il terzo partito tra gli operai, gli studenti e
i disoccupati". E non solo: no all'Europa della tecnocrazia, basta con i favori
alle banche, con i manager pubblici che guadagnano troppo, basta con le larghe
intese, che sono un'eccezione e non la regola.
Poi una specie di
autocritica: "Riconosco che 'rottamazione' aveva un tono tranchant, era una
definizione bruta, quasi volgare ma racchiude in sé quello che molti sociologi
hanno analizzato con parole più dotte. Ha un senso difendere le nostre storie
solo se siamo in grado di cambiare. Casa nostra è sulla frontiera non nel museo
delle cere".
Insomma Renzi ha tracciato la strada, la maggioranza del
partito è con lui. Ora deve dimostrare quello che sa fare; per molti, per
tanti, la politica di Renzi è l'ultima speranza di un vero cambiamento.
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