lunedì 23 dicembre 2013

Cosa c'è dietro i "forconi"

Editoriale Radio Onda Libera del 19 dicembre 2013

La manifestazione di ieri a Roma è stata sottotono. Le stime parlano di appena tremila protestanti in piazza del Popolo. La partecipazione al presidio è stata infatti molto ridotta rispetto alle aspettative del Coordinamento 9 dicembre, l'organismo che riunisce al proprio interno tutte le correnti del movimento dei forconi. Si attendevano almeno 15mila persone, ma i manifestanti sono stati, dicevamo, circa tremila e un migliaio secondo il dato fornito dalle forze dell'ordine.
Da domani i presidii si allenteranno in vista delle feste di Natale, ma non si scioglieranno. Dopo le feste si ripartirà con azioni più incisive. Questo quanto promesso dal palco della manifestazione dagli organizzatori, manifestazione che si è distinta per i cori e gli slogan contro i politici, contro Letta e Napolitano. Ma anche per la spaccatura interna al movimento diviso tra la linea dura e quella dialoghista, più conciliante che ha rinunciato a scendere in piazza anche per la paura di infiltrazioni e di strumentalizzazioni.
Le ragioni della protesta. La piattaforma di adesioni si è allargata a macchia d'olio rispetto all'origine del movimento, nato in Sicilia nel gennaio 2012 come la protesta di autotrasportatori e agricoltori. Quel movimento ha visto unirsi alle proteste venditori ambulanti, precari, studenti, disoccupati, immigrati e persino ultras delle curve calcistiche ed estremisti di destra. Un calderone di persone arrabbiate, unite soprattutto da tre obiettivi: la caduta del governo Letta, l'uscita dall'euro e il taglio delle tasse. Il movimento dei forconi si sta facendo vedere in giro per l'Italia con manifestazioni spontanee, anche a Perugia ieri mattina ci sono stati due presidii, uno davanti alla banca d'Italia e uno davanti al consiglio regionale.
Quale giudizio su quanto sta avvenendo da una decina di giorni a questa parte? Allora sicuramente si stratta di una protesta che nasce da una disperazione di fondo, di cittadini che non ce la fanno più ad andare avanti per la grave crisi che ci sta colpendo, e soprattutto della mancanza di una prospettiva, di una speranza dal momento che la classe politica si sta distinguendo per non fare granché. Le battute di chi si compiace del flop della manifestazione di ieri sono patetiche e soprattutto dimostrano di non comprendere la portata di un movimento senza simboli e senza ideologie che esprime il profondo disagio e il profondo malessere che sta attraversando la società italiana.

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