Editoriale Radio Onda Libera del 19 dicembre 2013
La manifestazione di ieri a Roma è stata sottotono. Le stime parlano di appena
tremila protestanti in piazza del Popolo. La partecipazione al presidio è stata
infatti molto ridotta rispetto alle aspettative del Coordinamento 9 dicembre,
l'organismo che riunisce al proprio interno tutte le correnti del movimento dei
forconi. Si attendevano almeno 15mila persone, ma i manifestanti sono
stati, dicevamo, circa tremila e un migliaio secondo il dato fornito dalle forze
dell'ordine.
Da domani i presidii si allenteranno in vista delle feste di
Natale, ma non si scioglieranno. Dopo le feste si ripartirà con azioni più
incisive. Questo quanto promesso dal palco della manifestazione dagli
organizzatori, manifestazione che si è distinta per i cori e gli slogan contro i
politici, contro Letta e Napolitano. Ma anche per la spaccatura interna al
movimento diviso tra la linea dura e quella dialoghista, più conciliante che ha
rinunciato a scendere in piazza anche per la paura di infiltrazioni e di
strumentalizzazioni.
Le ragioni della protesta. La piattaforma di
adesioni si è allargata a macchia d'olio rispetto all'origine del movimento,
nato in Sicilia nel gennaio 2012 come la protesta di autotrasportatori e
agricoltori. Quel movimento ha visto unirsi alle proteste venditori ambulanti,
precari, studenti, disoccupati, immigrati e persino ultras delle curve
calcistiche ed estremisti di destra. Un calderone di persone arrabbiate, unite
soprattutto da tre obiettivi: la caduta del governo Letta, l'uscita dall'euro e
il taglio delle tasse. Il movimento dei forconi si sta facendo vedere in
giro per l'Italia con manifestazioni spontanee, anche a Perugia ieri mattina ci
sono stati due presidii, uno davanti alla banca d'Italia e uno davanti al
consiglio regionale.
Quale giudizio su quanto sta avvenendo da una
decina di giorni a questa parte? Allora sicuramente si stratta di una protesta
che nasce da una disperazione di fondo, di cittadini che non ce la fanno più ad
andare avanti per la grave crisi che ci sta colpendo, e soprattutto della
mancanza di una prospettiva, di una speranza dal momento che la classe politica
si sta distinguendo per non fare granché. Le battute di chi si compiace
del flop della manifestazione di ieri sono patetiche e soprattutto dimostrano di
non comprendere la portata di un movimento senza simboli e senza ideologie che esprime il profondo disagio e il profondo malessere che sta attraversando la
società italiana.
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