lunedì 23 dicembre 2013

Il Pd e le grandi manovre,
il centrodestra nel caos

Il punto del direttore del 22 dicembre 2013

Dentro il Pd è tutto in movimento, dentro il centrodestra è pura confusione. La fotografia della realtà è fedele, purtroppo o per fortuna si potrebbe aggiungere. Ovviamente ciò vale a livello locale perché a Roma le cose girano in modo diverso se si guarda al partito o alla coalizione. Il Pd sta vivendo una fase di assestamento dopo le primarie dell’8 dicembre e si appresta a seguire la nuova linea dettata dal nuovo segretario.
Due gli effetti vicini e certi. Il primo, arrivare al più presto all’elezione del segretario regionale. Circola già la data del 9 febbraio. E su questo la contrapposizione è totale. I cuperliani sono sotto scopa per aver perso oltre ogni misura il confronto con i renziani. E possono dire quello che vogliono ma la verità è che l’aria è cambiata, il mondo è cambiato. Ignorare il risultato dell’8 dicembre o anche solo minimizzarlo significa non aver compreso lo scollamento, il distacco che esiste tra la gente e l'apparato. Andare avanti come se nulla fosse successo sarebbe un altro errore, l'ennesimo, ma pare proprio che sia questa la strada intrapresa. E allora si fa girare il nome di un renziano della prima ora per poi bruciarlo o costringerlo a fare un passo indietro perché senza numeri, alias voti, non si va da nessuna parte. A proposito di congressi i giochi sono aperti, anzi apertissimi, e le imboscate dietro l’angolo. Basta ricordare quello che è successo agli appuntamenti per le segreterie provinciali e comunali di Perugia. Alleanze incrociate, accordi trasversali, diktat e veti, veri e propri regolamenti di conti. Nessuno che pensi alla migliore politica per questo territorio, e di conseguenza alle migliori risorse da mettere a disposizione per il bene comune. No, un pezzo di apparato contro l’altro per una becera spartizione di posti tipica delle vecchie logiche e sopratutto del vecchio modo di fare politica.
Il secondo effetto delle primarie è l’influsso sulle candidature vicine e lontane, amministrative e regionali. Per i municipi la resistenza al confronto è massima sulla base del principio che i sindaci al primo turno non vanno messi in discussione. Come il Vangelo. Una regola antica come il cucco e sopratutto valida per gli amici, non per tutti perché basta tornare a qualche anno fa quando il Pd, appena nato, ha mandato a casa sindaci dopo un solo mandato. Mocio a Orvieto docet. Comunque la novità di questi tempi è che il primo cittadino del capoluogo umbro Vladimiro Boccali ha detto chiaro e tondo che a lui le primarie non fanno paura. Bene, benissimo. Ci mancherebbe... è iscritto, anzi è classe dirigente, di un partito che è nato con e dalle primarie, quindi è più che giusto non averne timore. Ma le sue parole sembrano dette a nuora affinché suocera intenda. Nel senso che dentro l’establishment si venderà cara la pelle prima di dare il via a una competizione come sarebbe sacrosanto.
Le primarie, lo ripeteremo fino allo sfinimento, sono uno strumento di selezione della classe dirigente da parte dell'elettorato e garantiscono una partecipazione alla politica dal basso. Lo hanno dimostrato i tre milioni di cittadini che l’8 dicembre sono andati ai seggi. Osteggiarle vuol dire rifugiarsi negli antichi anfratti che la gente ha ripudiato apertamente. Bisognerà prima o poi prenderne atto e farsene una ragione. E’ finita l’era della designazione dall’alto, dei delfini e dei figliocci.
Almeno questa è la speranza. Tutt’altro ragionamento va fatto per il centrodestra umbro in preda a un disorientamento totale che produce solo un caos incredibile. Con Forza Italia in mano a un comitato impegnato più a sondare che aria tira nella capitale che a muovere un passo verso la costruzione di un’alternativa credibile, per non parlare dei condizionamenti che arrivano da tutti gli angoli del Paese. E il Nuovo centrodestra che cerca di raccogliere proseliti nei vari centri della regione per tentare di contare di più. I Fratelli d’Italia fanno quasi una bella figura, sembrando addirittura più strutturati, ma anche loro pensano soltanto a dove piazzare qualche bandierina.
Intanto la politica di questa area è alla finestra, a osservare quello che fanno coloro che governano facendo attenzione a non disturbarli. Certo ogni tanto e in giro per l’Umbria un sussulto c’è, vedi la situazione a Terni, ma non su una linea o su un punto di vista, piuttosto su ambizioni a occupare una casella oppure a cercare una collocazione futura. E c’è anche chi sbandiera le primarie come una minaccia ma queste non sono gradite neppure a chi le annuncia e poi non fanno parte della filosofia di un partito come l’ex Pdl e di quelli che sono i suoi tronconi. Anzi il tutto pare aggiungere caos a caos, ma è inutile approfondire perchè si potrebbe perdere soltanto tempo e potrebbe valere il detto sotto il vestito, alias ex Pdl, il niente. Comunque essendo nel pieno delle festività siamo più buoni e quindi chiudiamo questo punto con gli auguri a tutti di un sereno Natale.


Nessun commento:

Posta un commento