martedì 7 maggio 2013

Senza il "gigante" Andreotti
sulla scena restano tanti "nani"

Editoriale Radio Onda Libera del 7 maggio 2013

Un protagonista assoluto della storia del Paese. Su questo non ci sono dubbi. Giulio Andreotti, morto ieri a 94 anni, è stato 7 volte presidente del consiglio, una ventina di volte ministro, personaggio di alto livello della Democrazia cristiana. In politica fin dall'assemblea costituente, senatore a vita, nella sua lunghissima carriera ha coperto tutta la storia della Repubblica italiana.  Era stato accusato di essere il mandante dell'omicidio Pecorelli, ma sopratutto uno dei principali referenti della mafia siciliana. Accuse da cui ne era uscito tra prescrizioni e assoluzioni. I funerali si svolgeranno in forma privata,  niente camera ardente, niente funerali di Stato.
Di lui restano i celebri aforismi, le famose battute argute e pungenti che sono entrate nella storia politica. Come "il potere logora chi non ce l'ha". Una frase che esprime al meglio la sua personalità, il suo carattere definito cinico e a volte spregiudicato. Uomo di potere, di legami inossidabili con il Vaticano e gli Stati Uniti, capace di tenere a bada gli avversari con una scaltrezza unica.
Le qualità di Andreotti politico si conoscono e sono osannate ora dopo la morte, i suoi difetti passano in secondo piano. Ma la sua opera non si può liquidare in un cordoglio d'apparenza, la sua opera ha determinato la prima Repubblica, l'ha caratterizzata nel bene e nel male. Ora, come dice Napolitano, soltanto la storia potrà esprimere un giudizio su di lui.
Il commento a caldo è che con la scomparsa di Andreotti si chiude definitivamente un'epoca. Perché lui era comunque un gigante della politica, e oggi invece la scena è popolata da tanti, tantissimi nani.

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