Editoriale Radio Onda Libera del 24 maggio 2013
L'ennesimo sermone sulla crisi da parte del capo degli industriali, l'ennesima predica - a proposito di predica il 4 ottobre arriverà il Papa ad Assisi - sulle riforme da fare subito. Il presidente di Confindustria Squinzi ha detto che l'Italia è sull'orlo del baratro, anzi testualmente il nord del Paese è sull'orlo del baratro. Non è che il Centro e il Sud stiano meglio, aggiungiamo noi. Anzi, qui già si lotta per la sopravvivenza.
Insomma le imprese italiane sono tornate a lanciare il loro appello al governo, insistendo che l'obiettivo deve ora essere uno solo: tornare a crescere. Perché la tenuta del tessuto sociale è messa a dura prova, l'occupazione è crollata, i disoccupati sfiorano i tre milioni, le tensioni sono palpabili e rischiano di sfociare in atti violenti. Squinzi si rivolge alla politica dicendo: "Siamo dalla stessa parte, ma ora è necessario agire, ridare slancio e sforzo all'industria". Ma parla anche agli imprenditori, che devono avere più attenzione al capitale umano, alla tutela dell'ambiente e all'export.
Fin qui il grido d'allarme. Vediamo le reazioni. Il ministro dell'Economia Saccomanni come un disco rotto ha ripetuto che la situazione che è stata ereditata è grave. Chissà perché ogni ministro dice le stesse parole. Ma quando finirà questo ritornello e qualcuno, pagato per questo, per risolvere i problemi del Paese, si deciderà a fare qualcosa per far ripartire l'economia?
Il timore è che ancora una volta si perda tempo, non si affronta la crisi di petto e giù con le giustificazioni. La speranza è di essere smentiti.
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