L'ultimo discorso di fine anno del presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano, arrivato alla conclusione del settennato, è
stato sicuramente difficile, pronunciato - per la prima volta nella storia della
Repubblica - in piena campagna elettorale, in un momento delicatissimo per la
vita del Paese, che ha accettato sacrifici molto duri per cercare di superare
una crisi senza precedenti.
I temi toccati nell'intervento di 22 minuti sono stati
tanti: il debito pubblico, le difficoltà del mondo del lavoro, la necessità di
ritorno alla fiducia, il richiamo alla politica, alla responsabilità e
all'impegno necessario per affrontare questioni sociali complesse. Napolitano ha detto in apertura che non darà nessun
orientamento per il futuro governo. La soluzione dei problemi del Paese spetta,
infatti, ai partiti che presenteranno il loro programma agli elettori.
La questione sociale al centro dell'azione pubblica. Non
si può più parlare di disagio, come
accaduto in altri momenti, ma di vera e propria questione sociale derivante da
una crisi gravissima che ha influito e perdura nella realtà del Paese.
Poi le frasi dedicate ai giovani che sono la vera forza
del Paese. Secondo Napolitano è importante che "tra i giovani si
manifesti, insieme con la polemica e l'indignazione", anche "la
voglia di reagire, la volontà di partecipare a un moto di cambiamento".
Ora al di la' dei contenuti del messaggio che hanno
abbracciato tutto lo scibile, comprese le bacchettate per non aver approvato la
legge elettorale, il giudizio e' a meta' tra la condivisione dei temi trattati,
come quello sui giovani, e il rammarico per non aver spinto di più sui tagli
della politica. Insomma Napolitano poteva far sentire più forte la sua
voce e soprattutto essere più onesto nell'ammettere i fallimenti della classe
politica che nonostante la crisi ha pensato molto ai suoi interessi e poco a
quelli delle comunità.
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