giovedì 10 gennaio 2013

Con le tasse non si risolve la crisi

Editoriale Radio Onda Libera del 10 gennaio 2013

Sulla tassa di soggiorno e' scontro frontale, durissimo tra il Comune di Perugia e le associazioni di albergatori. Parole pesanti, pronunciate e scritte con rabbia e disperazione quelle di Confesercenti, Federalberghi e Confcommercio contro Palazzo dei Priori, che ha dato il via libera ufficialmente alla tassa di soggiorno, un balzello che i turisti dovranno pagare a prescindere, solo per rimpinguare le casse comunali. 

Le associazioni di categoria parlano di "strabismo inconcepibile, il Comune da un lato riconosce la situazione di crisi in cui versa il settore e dall'altro conferma la scelta scellerata di imporre la tassa di soggiorno a quanti, sempre di meno, che verra no a Perugia per le loro vacanze".  Al centro della protesta però anche "l’eccessiva pressione fiscale locale" tra Imu, imposta sulla pubblicità e Tares, la nuova tassa sui rifiuti che "rischia di dare il colpo di grazia alle imprese". 
Albergatori e negozianti dipingono poi uno scenario fosco fatto di perdita di quelle fette di turismo come meeting, piccoli operatori e comitive che potrebbero scegliere quei comuni umbri (come Assisi, Terni e Foligno) dove la tassa non viene applicata. Infine le associazioni segnalano la mancanza di responsabilità e attaccano frontalmente l'assessorato al truismo che non fa assolutamente nulla.
Il Comune si difende e risponde. E parla di un "investimento sulla città nell’interesse degli stessi albergatori", visto che la tassa "andrà a finanziare beni culturali, ambientali e servizi pubblici". In più il Comune spiega di avere ascoltato le preoccupazioni riducendo l’importo minimo da un euro a cinquanta centesimi. Poi la frecciatina sostenendo che il Comune fa la sua parte, organizzando  eventi, i commercianti e gli albergatori ne beneficiano senza contribuire. 
Fin qui la notizia, e le posizioni delle due parti in causa. Ora un brevissimo commento. Se governare vuol dire imporre ogni tanto una tassa, allora chiunque potrebbe farlo. Se si pensa di risolvere la crisi di un settore che potrebbe arricchire questa e le prossime generazioni dell'Umbria con l'ennesimo balzello e senza una minima programmazione del comparto turismo, allora sarebbe meglio chiudere le porte e buttare le chiavi.

 

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