domenica 27 gennaio 2013

Votare è sacrosanto
e illudere è peccato

Il punto del direttore del 27 gennaio 2013

"I credenti vadano a votare. Altrimenti si creano vuoti paurosi. In momenti come questo è un dovere stretto di coscienza”. Sono parole nette dell'arcivescovo di Perugia e presidente della Conferenza episcopale umbra Gualtiero Bassetti, pronunciate durante il tradizionale incontro con i giornalisti per il patrono San Francesco di Sales. Ovviamente il presule non ha dato indicazioni su chi votare, ci mancherebbe altro, ma una stoccatina ai politici non se l’è risparmiata: “chi andrà a governare deve tener conto dei problemi reali del paese, invece di fare solo dialettica”.
Con queste poche frasi l’arcivescovo ha messo in fila due-tre concetti che meritano di essere approfonditi. Il primo è un vero e proprio invito a recarsi alle urne, a votare i rappresentanti in Parlamento, e soprattutto a non farsi cogliere dalla sfiducia e quindi scegliere l’astensionismo. Gli indecisi e coloro che non si ritrovano in nessun partito sono ancora una cifra considerevole secondo i sondaggi e soprattutto secondo gli umori che si percepiscono in un clima di antipolitica. Tranne qualche novità, se Monti con le liste a lui ispirate può essere considerato tale ed è quindi un'eccezione, il resto dei personaggi che popolano la scena politica nazionale appartiene a un passato di 20 anni fa. Di conseguenza la gente, che è stufa delle vecchie facce, pensa che sia completamente inutile andare a votare. Per non parlare della legge elettorale che spedirà, garantito, a Roma un esercito di nominati dal momento che l'elettore può scegliere solo il partito.
Ma a parte queste considerazioni, ha ragione in pieno l'arcivescovo Bassetti quando sollecita i cittadini a non disertare i seggi. Votare è un dovere civico ma anche un diritto da rispettare ed esercitare a prescindere perché il prezzo per garantirlo a tutti è stato altissimo. Proprio in un periodo storico come questo attuale di disincanto e di rifiuto verso la classe politica, l'assenteismo elettorale sarebbe il peggiore dei mali. Perchè anche se noi non ci occupiamo di politica, la politica si occupa comunque di noi. Quindi tanto vale scegliere anche solo per evitare il “vuoto pauroso” citato da monsignor Bassetti.
Il secondo paletto è un altro invito, questa volta ai futuri governanti, a quelli che vinceranno le elezioni. Di affrontare e risolvere i problemi del Paese invece di cimentarsi in chiacchiere. Beh, altre parole da sottoscrivere in pieno perchè è quello che pensa il cittadino comune che ogni giorno è costretto a fare i conti con la crisi, le tasse e la mancanza di lavoro. E di promesse sbandierate e non mantenute ne ha veramente le scatole piene. Il Paese ha bisogno di concretezza, di azioni immediate, di riforme serie, per uscire dal pantano e sperare in un futuro di certezze. Ma che campagna elettorale è questa appena cominciata e che si snoderà per 4 settimane? Allora, sicuramente originale per la presenza di alcuni movimenti come i grillini (che non disdegnano e i comizi vecchia maniera e il contatto con la gente) e i fattivi di Giannino che stanno riempendo l’Umbria di frecce per indicare i luoghi del declino. Poi più o meno i soliti partiti con qualche nuova lista ma senza nuovi candidati come il Centro democratico o gli ingroiani o i moderati che sognano la rivoluzione (che contraddizione!) di Samorì.
Il Pd è stato tra i primi a chiudere le liste essendo passato per le primarie dei candidati al Parlamento. Una scelta incoerente e anche un tantino ridicola per le modalità e l'organizzazione, oltre che per la brutta figura del segretario regionale che è stato impallinato alla grande. Perché ci sono candidati che si sono sottoposti all'esame dei cittadini e altri che belli belli sono stati “sparati” da Roma nell'elenco peraltro in posizione sicura. Della serie anche nel Pd ci sono figli e figliastri, ma questo è risaputo e allora sarebbe stato meglio usare un criterio erga omnes.
Il Pdl è stato tra gli ultimi invece a depositare la documentazione dopo una serie di riunioni notturne e dopo una serie di cancellature che spostavano i nomi dei candidati come se fossero le pedine del gioco della dama. Le indiscrezioni parlano di incazzature e pugni sui tavoli, parole grosse e anche pesanti, stazionamenti di ore davanti alla sede del partito, ma alla fine la quadra del cerchio si è trovata e le liste sono state compilate. Un’appendice tra i berlusconiani. Tre giorni dopo la consegna dei candidati, da Roma il cambio della guardia al vertice del partito regionale. L’onorevole Rocco Girlanda è il nuovo coordinatore del Pdl in Umbria, al posto dell’onorevole Luciano Rossi che lo ha guidato per quasi tredici anni. Ora, un rinnovamento era auspicabile quanto meno per la lunghezza del mandato e un’alternanza è sempre salutare in politica, ma il fatto che la designazione sia avvenuta nel pieno della campagna elettorale sembra un po’ strano. E più di qualcuno la collega ai posizionamenti nelle liste. Certo, più volte in passato i rumors davano un cambio di guardia ma alla fine per un verso o per un altro non si muoveva foglia. Anche perché il Pdl è un partito che non ama i congressi e le nomine vengono stabilite dal Cavaliere in persona. Forse Rossi sperava che anche questa volta non succedesse nulla, del resto solo un partito “anomalo” come il Pdl può cambiare il suo coordinatore in corsa. E così è stato.
Per la cronaca, sono 16 le liste per la Camera dei deputati e 13 per il Senato.

anna.mossuto@edib.itwww.annamossuto.it

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