Oggi parliamo di sagre e feste paesane, perché e' scontro tra ristoratori e Regione con accuse pesantissime. A partire all'attacco e' la Confcommercio, che parla di concorrenza sleale senza freni da parte di chi organizza le sagre nei comuni e nelle frazioni. E accusa la Regione di non fare assolutamente nulla, anzi di perdere tempo nell'approvare una legge che disciplini un settore e che sta mettendo in seria crisi gli esercenti.
Il grande malumore dei ristoratori sta nel fatto che da
anni si invoca e si attende una riforma della legge sulle sagre, mentre la Regione
fa orecchie da mercante su una materia la cui eventuale restrizione farebbe
perdere denaro e consensi. Le richieste sono semplici: un limite, un freno al
proliferare delle sagre, la limitazione della durata e la loro equiparazione in
termini di adempimenti alle attività di ristorazione.
Allora, senza schierarsi nettamente per gli uni o gli
altri, qualche cosa va detta. Prima di tutto e' ridicolo dare il permesso per
sagre intitolate alla nutella o al pesce di mare, perché queste iniziative
dovrebbero avere lo scopo di far conoscere e veicolare i prodotti tipici. Se le sagre durano 10 giorni o anche più sono un danno per
le attività di ristorazione della zona che dalla primavera fino all'autunno
inoltrato vedono ridotti di parecchio gli incassi. Sul fronte dei trattamenti fiscali e dei controlli queste
feste paesane sono risparmiate rispetto a chi ha un esercizio pubblico.
Le ragioni dei commercianti sono comprensibilissime, lo
stesso le preoccupazioni visto il momento di difficoltà economico. Quello che
risulta difficile da capire e' l'atteggiamento della Regione che da anni
promette una riforma e continua invece a ignorare il problema. E' vero che ci sono
interessi dietro, anche di natura politica, ma governare vuol dire anche scegliere,
decidere, e qualche volta scontentare qualcuno. Questa vicenda e' la conferma che i nostri
amministratori sono sempre bravi a promettere e cattivi a mantenere.
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