domenica 13 gennaio 2013

La grande corsa per un posto al sole

Il punto del direttore del 13 gennaio 2013

Il termometro della politica segna temperature alte. Sono giorni caldi, caldissimi, nonostante il freddo siberiano. L’incandescenza è dovuta esclusivamente alle candidature, al via vai a Roma per autoproporsi o rispondere a una chiamata, per raccomandarsi al capoccione che conta in questo o quel partito, in questa o quella corrente, per ottenere un posto al sole in lista. Ecco, questo il clima che si registra anche in Umbria. E vediamo nel dettaglio qual è lo stato dell'arte per i singoli partiti.
Allora, il Pd si è distinto per essere arrivato tra i primi a confezionare l’elenco dei nomi e cognomi degli aspiranti onorevoli e senatori, tra un colpo di scena e qualche sonora bocciatura. La sorpresa arrivata nella notte corrisponde al nome di Miguele Gotor, un professore che insegna a Torino, voluto e quindi catapultato da Bersani in persona a fare il capolista per Palazzo Madama. Spazzati via gli altri papabili che fino al tramonto erano in pole position: Ermete Realacci, ambientalista da una vita, e Guglielmo Epifani, ex sindacalista della Cgil, cannarese di nascita. Gotor chi? Era la domanda che viaggiava tra i piddini umbri, i più pensavano a uno scherzo ma la verità è che sulle candidature c’è da fare sul serio. Sempre e possibilmente non fidarsi delle promesse a parole. Il socialista Silvano Rometti ci aveva fatto la bocca, forse aveva anche prenotato i bigliettini da visita tanto era sicuro di aver il posto giusto nella lista per il Senato. Il suo doveva essere uno di quei nomi imposti dal nazionale, uno di quei quattro prerogativa del nazionale (veramente il partito regionale ha osato timidamente chiedere a Roma la riduzione a tre, richiesta non esaudita e sono rimaste quattro le caselle riempite da Bersani in persona o da chi per lui) che alla fine sono Gotor di cui sopra, Marina Sereni capolista alla Camera, Walter Verini, sempre Camera, braccio destro di Veltroni, e Nadia Ginetti, renziana, per il Senato. Ovviamente nessuno di questi si è sottoposto alle primarie perché tutti con il lasciapassare vistato da largo Nazzareno. A proposito ma che senso ha fare le primarie se poi ci sono le eccezioni che sconfessano le regole?
Tornando a bomba, il grande escluso, Rometti appunto, non ha digerito la trombatura e ha minacciato fuoco e fiamme sulla tenuta delle maggioranze, sull’appoggio dei socialisti. Comprensibile dal punto di vista umano la delusione, ma non glielo aveva certo ordinato il medico di andare a fare il parlamentare, dopo oltre 20 anni di attività politica nei vari palazzi delle istituzioni, inaccettabile il ricatto dal punto di vista politico anche perché il tradimento lo deve cercare fuori dall'Umbria. Infatti il segretario regionale del Psi Aldo Potenza ha rimesso in fila le dichiarazioni riportandole in un alveo di buon senso.
Passando al Pdl, qui è tutto in alto mare. C’è chi punta sulla riconferma, chi aspira al colpaccio e chi scommette che le liste saranno rese note qualche minuto prima del termine ultimo per la presentazione, vale a dire le 20 del 21 prossimo. Questo per dire che tutto procede nella confusione e nell'incertezza più assoluta. I criteri stabiliti da Roma, non più di 15 anni di vita parlamentare e fuori chi ha superato i 65 anni di età, escludono d’amble il trio senatoriale Asciutti-Benedetti Valentini-Spadoni Urbani. Aspira a rifarsi un altro giro l’altro trio, quello dei deputati, e cioè Rossi-Laffranco-Girlanda. Non resta quindi che attendere.
Il centro di Monti sta sfornando piano piano le liste. I candidati per la Camera sono inseriti, la capolista è una donna, Alessandra Galgano, fino a ieri renziana di ferro. Il listone per il Senato è più complicato perché deve raccordare le tre anime (Scelta civica, Udc e Fli). Una collocazione sicura dovrebbe spettare al rettore della Stranieri Stefania Giannini, donna di punta dello staff montezemoliano. Le liste di Casini e Fini sono più indietro perché le ambizioni sono tante, le sicurezze di meno. In Umbria circolano i soliti nomi, Ronconi, Monacelli, Spagnoli. E gli strappi, eventuali o certi, non mancano. Come non mancano nell’Italia dei valori con il partito di Donadi che ha deciso di fare campagna acquisti a 360 gradi. Insomma i partiti, tutti nessuno escluso, sono in agitazione, del resto le elezioni sono vicine e bisogna correre per non perdere il treno.
A rendere più vivace il clima, con una ventata di novità e di contenuti, anche Oscar Giannino, leader di Fare per Fermare il declino che ha radunato per la sua prima uscita in terra umbra oltre 500 persone, tutte attente e interessate ad ascoltare il suo monologo-programma. Che si è concluso con l’auspicio che “se è caduta Roma cadrà anche il 'partitone rosso' in Umbria”, ricordando che qui la sinistra ha aumentato spesa, tasse e debito. Senza peli sulla lingua, Giannino ha sparato a zero anche contro l’opposizione e ha svelato di essere stato contattato da destra, sinistra e centro ma di aver rifiutato con sdegno qualsiasi offerta. Insomma c’è ancora chi crede nella buona politica e in valori come la dignità e il coraggio. E visto il seguito che ha non pare proprio un don Chisciotte. A proposito, un apprezzamento anche per chi ome Eugenio Guarducci, patron di Eurochocolate, ha accettato di metterci la faccia e scendere (o salire) in campo come capolista di Fare alla Camera. Una volta tanto l’esempio di un imprenditore che anziché lamentarsi e basta dà il suo contributo per una causa comune. Questo, al di là dello schieramento, fa bene alla politica ed è un antidoto all’antipolitica.
anna.mossuto@edib.it
www.annamossuto

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