venerdì 27 gennaio 2012

Quando uno è sfigato....

Editoriale di Radio Onda Libera del 25 gennaio 2012

«Chi si laurea dopo i 28 anni è uno sfigato». Beh, detto così è normale che questa frase e chi l'ha pronunciata si attiri un bel po' di critiche. Richiama la polemica sui bamboccioni, ricordate, i ragazzi che tardano a lasciare la famiglia o per motivi economici o anche perché si sentono più comodi e più protetti.

Comunque la frase incriminata è stato lanciata dal viceministro del lavoro Martone che testualmente ha detto: «Dobbiamo iniziare a dare nuovi messaggi culturali: dobbiamo dire ai nostri giovani che se non sei ancora laureato a 28 anni sei uno sfigato, se decidi di fare un istituto professionale sei bravo e che essere secchioni è bello, perchè vuol dire che almeno hai fatto qualcosa».
Parole vere, che contengono una serie di problemi, primo fra tutti l'età media dei laureati in Italia. Ma le polemiche scatenatesi immediatamente hanno costretto il viceministro a fare una parziale retromarcia, ammettendo di non aver avuto la sobrietà necessaria per parlare di queste cose.
Ora diciamo la nostra. Prima di tutto è sbagliato, sbagliatissimo generalizzare. E dare il patentino di sfogato a chi arriva alla laurea dopo i 28 anni è politicamente scorretto. E di questo Martone se n'è accorto. Perché esistono nelle nostre università tanti, tantissimi giovani che lavorano per mantenersi agli studi, che li interrompono e poi li riprendono per motivi seri, come la salute o ragioni familiari, quindi tracciare la linea a 28 anni e gettare al di la gli sfigati e di qua i fighetti, ci sembra ingiusto. Non tutti sono figli di Martone e hanno avuto la fortuna di una carriera brillante, anzi brillantissima. Se vogliamo parlare di opportunità ci sono tantissimi giovani laureati in tempo, con una super preparazione che si arrabattano per trovare un lavoro. La realtà è diversa, purtroppo.
E Martone dovrebbe conoscerla, anziché sparare sentenze. Ma va anche detto che il problema da lui posto esiste ed è serio. Tanti giovani si parcheggiano nelle università, a volte senza neppure scaldare la sedia, così tanto per far passare il tempo.
Sollevare il problema e soprattutto fare qualcosa per rompere questa situazione è doveroso da parte di chi governa, ma è altrettanto doveroso chiedersi di chi sono le responsabilità. Perché questo sistema universitario e scolastico nel suo insieme non ci è mica arrivato dalla luna.

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