sabato 21 gennaio 2012

Alla violenza non bisogna rassegnarsi

Editoriale Radio Onda Libera del 19 gennaio 2012
Violenza sulle donne, troppi episodi anche nella nostra regione e soprattutto tra i giovani. E’ questa la realtà che è emersa dal seminario che si è tenuto ieri in Regione. Realtà che va cambiata e in quella sede è stata lanciata una vera e propria sfida per costruire una nuova civiltà di rapporti e di convivenza. Una sfida che parte da un modello culturale e sociale ancor prima di quello di carattere normativo. Ciò vuol dire che si deve cominciare dalle scuole, dalle famiglie perché solo con l’azione educativa si può contrastare il fenomeno, si possono diminuire i numeri dei casi e delle vittime.
Quindi la base di partenza sono le nuove generazioni e il percorso, diciamolo subito, non è affatto facile. Accanto a questo ovviamente vanno studiati modelli di servizi e di welfare. E infine, o parallelamente, delle regole, delle norme per combattere la discriminazione e realizzare in concreto una effettiva parità tra uomo e donna.
La strada è complicata, non è tutta rosa e fiori. Il modello proposto è sicuramente sperimentale ma come tutti i progetti vanno riempiti di contenuti, di azioni. Altrimenti restano intenti sulla carta, restano chiacchiere al vento.  E intanto la violenza cresce, nelle ultime settimane la cronaca ha registrato fatti di violenza inaudita sulle donne. E ciò testimonia che non si tratta di casi isolati, bensì di comportamenti sistematici, costanti quasi a provare che le donne sono l’anello debole sempre e comune in tutte le dimensioni del quotidiano, comprese quelle in ambito familiare che sono le più dure da far uscire dalle quattro pareti domestiche perché i soprusi sono circondati da ricatti economici e psicologici.
Ben vengano i seminari, le tavole rotonde, i dibattiti. Ma se non c’è la volontà politica di affrontare il fenomeno, fare dei provvedimenti realmente efficaci ed incisivi, la violenza sulle donne resterà sempre e anzi è destinata a crescere. E la cronaca è costretta a raccontare fatti sempre più terribili. Anche se la violenza va condannata sempre, non solo quella sul genere femminile. Il rischio, se si parla solo in un senso è di ghettizzare il problema.
Insomma come tutte le emergenze, dalle parole e dai buoni propositi bisogna passare ai fatti, alla concretezza. Altrimenti le donne, come tutte le fasce deboli della società, minori o anziani, subiranno abusi su abusi, costretti a volte anche al silenzio. E non c’è cosa peggiore della rassegnazione o dell’indifferenza.

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