lunedì 30 gennaio 2012

Porcellum in salsa umbra...

Il punto del direttore del 15 gennaio 2012

Le sentenze si rispettano anche se non si condividono. E’ un principio di correttezza istituzionale ma anche di buon senso, di educazione . Però si possono criticare, questo sì. Ci mancherebbe altro.  Soprattutto quando si tratta di decisioni che riguardano l’interpretazione di una legge, come quella elettorale.  Il verdetto della Consulta che ha dichiarato inammissibili i due quesiti referenderari tendenti a far cancellare il sistema elettorale attuale appare come uno schiaffo alla democrazia e a quel milione e 200mila e passa cittadini che avevano firmato per l’abrogazione.
Le ragioni del doppio no sono tutte tecniche nella forma e politiche nella sostanza, quindi è inutile addentrarsi nei meandri di termini astrusi e poco comprensibili alla gente comune come reviviscenza o normativa di risulta.
Già parole come porcellum e matarellum sono più ricorrenti e corrispondono a due meccanismi elettorali. Il primo è quello attuale introdotto nel 2005 in base al quale il parlamento è fatto di nominati e non di eletti, avendo cancellato le preferenze e avendo introdotto un abnorme premio di maggioranza. Il secondo è stato voluto nel 1993, in seguito a un referendum, ed è un sistema elettorale misto: maggioritario a turno unico per la ripartizione del 75% dei seggi parlamentari unito, per il rimanente 25% dei seggi assegnati, al recupero proporzionale dei più votati non eletti per il Senato attraverso un meccanismo di calcolo denominato “scorporo”  e al proporzionale con liste bloccate e sbarramento del 4% alla Camera.
 Le leggi elettorali di per sé contengono norme ingarbugliatissime e di difficile comprensione per i non addetti ai lavori. Comunque vale la pena spostarsi su questioni più strettamente locali, pur conservando l’attinenza al tema generale.  Perché anche l’Umbria ha il suo porcellum. Più recente di quello nazionale perché è stato voluto e approvato da quasi tutte le forze all’epoca presenti nell’assemblea legislativa regionale. E parliamo di una legge introdotta nel gennaio del 2010, due mesi prima del rinnovo del consiglio.  In che cosa consiste il porcellum nostro?
Nel famoso “listino” che consente l’elezione di un quinto dei consiglieri in modo diretto perché agganciati alla lista del candidato a presidente vincente. Insomma un gruppetto di privilegiati che non si sottopone al giudizio e al consenso degli elettori, anzi dopo il voto sbarca direttamente nell’emiciclo di Palazzo Cesaroni. Un gruppetto di nominati dai partiti, pari pari a quelli che vengono indicati dalle segreterie romane quando è il turno delle elezioni politiche.  
Ogni tanto qualche esponente si alza ed esterna sulla necessità di abolire il famoso listino, c’è anche una proposta fatta da due consiglieri del Pd, ala ex Margherita, Luca Barberini e Andrea Smacchi che nell’estate scorsa si sono fatti interpreti di tale esigenza e hanno messo nero su bianco il tutto. Esigenza rilanciata anche dal presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi e dal dipietrista Oliviero Dottorini che ha definito il listino ingiusto e antidemocratico. Nel pieno della polemica estiva è intervenuto anche il capogruppo del Pd Renato Locchi che ha annunciato l’abolizione entro il 2015.
Finora però tutto è ancora a livello di chiacchiere e di propositi. Certo, un po’ di coerenza in più da parte di tutti sarebbe ben gradita dal momento che degli effetti dell’ultimo listino ne hanno  beneficiato anche i partiti degli attuali consiglieri citati. E poi oggi gridare allo scandalo per la sentenza della Corte costituzionale non è affatto credibile quando di un sistema simile su scala locale se ne beneficia e anche alla grande.
In conclusione un auspicio. Sarebbe bello che la classe politica umbra, approfittando di questa situazione e anche della disaffezione crescente della società verso chi governa, firmasse  un atto di coraggio.  E si mettesse attorno a un tavolo per far fuori il porcellum in salsa umbra e di conseguenza impedire l’ingresso nelle istituzioni di nominati, di personaggi che forse hanno appena i voti del proprio condominio.
Sarebbe bello perché in un colpo solo si acquisterebbero tanti punti.  Ai cittadini verrebbe riconcesso il diritto di scegliersi da chi farsi rappresentare, i politici riacquisterebbero credibilità (e di questi tempi non è poco). Di chi predica bene e razzola male la gente ne ha piene le tasche.  

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