lunedì 30 gennaio 2012

L'intelligenza di unirsi per combattere la crisi

Il punto del direttore del 29 gennaio 2012
Finalmente, è proprio il caso di dire. Questa parola andrebbe scritta a caratteri cubitali in merito a un evento auspicato e, di questi tempi, straordinario. Le organizzazioni imprenditoriali della regione in questo periodo di profonda crisi si sono messe insieme, hanno sviluppato dei ragionamenti e alla fine hanno stilato un documento unitario. Al di là dei contenuti, si tratta di un fatto importante, di una novità che testimonia quantomeno senso di responsabilità e voglia di cambiare. E quindi va plaudito.
Anche perché continuare a guardarsi in cagnesco e ad arrancare per piccoli passi non avrebbe portato lontano nessuno. Anzi, sarebbe stata solo la continuazione di un film già visto, sarebbe stata solo l’ennesima puntata di una guerra tra poveri. L’intelligenza invece di ritrovarsi al di là degli interessi particolari e delle appartenenze e dire delle cose sensate e opportune va riconosciuta. E ora veniamo alla sostanza. La situazione di crisi ha favorito e accelerato la coesione perchè le organizzazioni sentono sulla pelle che non si sta facendo tutto il possibile per difendere l’apparato economico umbro. E in pochi ma chiari concetti spiegano che cosa vogliono, premettendo che non intendono invadere nessun campo (questo a scanso di equivoci e speculazioni), e cioè “solo” avanzare delle idee per il bene dell’economia umbra. Idee che ovviamente si dovranno tramutare poi in progetti, in azioni concrete e non restare nel libro dei sogni, dei buoni propositi.  A muovere le organizzazioni è il presupposto che a una fase eccezionale come l’attuale deve corrispondere una reazione eccezionale. E su questo non si può non essere d’accordo. Nel campo dell’imprenditoria, come in quello della politica. Continuare con le vecchie prassi, con i vecchi tavoli di concertazione, significa rimanere imprigionati in un sistema chiuso, ancorato al passato. E in un momento difficile come questo chi resta fermo è perduto. Queste undici associazioni (il resoconto della prima uscita pubblica è sulle pagine di economia di oggi), che rappresentano il mondo delle imprese e delle cooperative, del commercio, dell’artigianato e dell’agricoltura, vogliono esercitare un ruolo da protagoniste, rimboccandosi le maniche e studiando ambiti in cui agire. Insomma il piano di lavoro è concreto, le intenzioni sono più che buone, non resta che tifare per loro, schierarsi dalla loro parte per far sì che lo sviluppo dell’Umbria sia un obiettivo di tutti e soprattutto a portata di mano.
Fin qui l’elogio, convinto e sincero, a tutti coloro che si sono impegnati per parlarsi, per superare le divisioni e i campanilismi, per trovare una sintesi che va nella direzione giusta, quella del bene comune.
Certo sarebbe una cosa saggia se anche la politica seguisse l’esempio delle organizzazioni imprenditoriali, se cioè mettesse da parte i litigi e le spartizioni, le ripicche e le vendette, e si concentrasse sulle vere emergenze del paese e dei territori, si scrollasse di dosso le incrostazioni e il vecchiume e facesse un salto di qualità, a cominciare dal ridurre i propri sprechi e i propri privilegi.
Ora però qualche avvertenza, visto che a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, sul fronte comune delle organizzazioni imprenditoriali: non è peregrino il rischio di strumentalizzazioni e di delegittimazioni, e soprattutto il tentativo di far saltare il tavolo. Ciò, lo diciamo con chiarezza, sarebbe un’operazione maldestra e negativa, oltre che irresponsabile e suicida. Finalmente, è proprio il caso di ripetere questo avverbio, nella nostra regione sta prendendo corpo un’esperienza innovativa e necessaria, propositiva e per nulla sterile. L’ideale è applaudirla, non temerla;  sostenerla, non denigrarla; incoraggiarla, non tagliarle le gambe. Perché, diversamente, significherebbe farsi del male da soli.

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