lunedì 30 gennaio 2012

Listino regionale, manca il coraggio

Il punto del direttore del 22 gennaio 2012
Il coraggio non si acquista al supermercato. O uno ce l’ha o non ce l’ha. Punto. Come la coerenza, come il buon senso. Questa la premessa e il riferimento non può che essere alla classe politica della nostra regione. Che si è dotata di un sistema elettorale tipo porcellum nostrano con tanto di listino dove il 20 per cento dei consiglieri sbarca direttamente in consiglio senza guadagnarsi neppure un voto.
In tempi di antipolitica, di disistima dei cittadini nei confronti di chi fa politica a destra, a sinistra e al centro, sarebbe stato un bell’atto quello di impegnarsi a cambiare a breve la legge per non permettere di avere anche a Palazzo Cesaroni una categoria di consiglieri nominati. Tutti, nessuno escluso, hanno concordato di aver fatto una stupidaggine bipartisan e di voler rimediare. Ma senza fretta. Perché, tranne un’eccezione rappresentata dal capogruppo dell’Idv Oliviero Dottorini, le priorità sono altre. Che le priorità siano altre siamo d’accordo, c’è la crisi, c’è l’emergenza lavoro, ci sono le riforme. Ma tra le priorità ci sono anche i costi della politica, c’è anche il rispetto della volontà popolare che vuole scegliere da chi farsi rappresentare nelle assemblee legislative. E queste priorità non sono di secondo piano o meno importanti rispetto alle prime. Tranne Dottorini che si è dichiarato pronto da subito a cambiare la legge - e di questo a lui personalmente, non al partito, va dato atto - tutti gli altri, dagli esponenti del centrosinistra che del listino ne hanno beneficiato alla grande e da quelli centrodestra che forse per un accordo tacito e sotterraneo non se la sentono di accelerare, prendono tempo.
Di fronte a queste reazioni non possiamo non apprezzare chi, voce isolata dal coro del partito, si distingue a livello locale e da bastian contrario esce allo scoperto chiedendo da subito l’abolizione del listino regionale definendolo “uno schiaffo alla democrazia”. Si tratta di Marco Vinicio Guasticchi, presidente della Provincia di Perugia, il quale fa sapere anche di appoggiare il segretario nazionale del Pd Pier Luigi Bersani che vuole istituzionalizzare le primarie come metodo di selezione delle candidature a tutti i livelli, compresa la scelta dei parlamentari. Bene, a prescindere dalle posizioni e dalle appartenenze, e soprattutto senza pregiudizi di sorta, chi si schiera per eliminare il porcellum umbro e introdurre le primarie ha tutta la nostra condivisione e tutto il nostro plauso. A volte le proposte si bocciano solo perché arrivano da una parte o da un certo personaggio. Aprire la mente e ragionare sui contenuti e sulle idee sarebbe un segno di maturità.
Detto questo, alcuni politici si meravigliano di quest’ondata di critiche contro la casta e cercano di darne una lettura intrisa di dietrologia. Le cose sono molto più semplici, più terra terra. La gente si è stancata dei numeri della spesa pubblica, fatta di stipendi stratosferici, di spese pazze, di consulenze e incarichi superpagati e a volte neppure sudati. Ma si è stancata anche e forse soprattutto perché  in corrispondenza non vede impegno per l’interesse generale, non vede produttività, non vede credibilità. Quindi, proprio per queste ragioni, un gesto di coraggio verso l’abolizione del listino regionale sarebbe stato gradito. E avrebbe fatto acquistare punti alla classe politica in un momento di sfiducia collettiva. Ma tant’è, le priorità sono altre… Sarà interessante vedere cosa i nostri consiglieri faranno di concreto per contribuire a risolvere la situazione di crisi, per individuare nuovi posti di lavoro, per scongiurare la chiusura di altre aziende e via dicendo. Ma il discorso delle priorità fa sorridere soprattutto quando la politica così facendo pecca di lungimiranza. Abolire il listino significa non solo ripristinare a pieno il senso della democrazia ma anche risparmiare qualche migliaia di euro dalla prossima legislatura. Se questa per i nostri politici non è una priorità, beh per la gente comune lo è. E non chiedetevi del perché e del per come aumenta il sentimento dell’anticasta.

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