mercoledì 29 luglio 2015

Un attesa lunga venti anni

Editoriale Radio Onda Libera del 28 luglio 2015

Oggi parliamo di economia, perché vogliamo commentare due notizie che arrivano dal Fondo monetario internazionale. Una bella e una brutta, a prima vista anche contraddittorie. La bella: l'Italia sta uscendo da tre anni di recessione e si intravedono segnali di ripresa ma per migliorare, secondo il rapporto sull'Eurozona, dovrebbe aumentare l'efficienza della macchina amministrativa, il settore pubblico e migliorare la giustizia civile. E ora la brutta: sempre secondo il Fondo monetario senza una significativa accelerazione ci vorranno 20 anni in Italia per riportare il tasso di disoccupazione ai livelli pre crisi.
Una doccia gelata la previsione del Fondo Che sottolinea, anzi rimarca con evidenza che la mancanza di lavoro è la vera grande emergenza di questo Paese. Vent'anni è un arco di tempo lunghissimo, una vita intera potremmo dire, se pensiamo che un trentenne di oggi dovrà aspettare fino a cinquanta anni per avere chance nel mondo lavorativo. La disoccupazione nel 2007 era al 6,1 oggi al 12,5. Con percentuali altissime, stratosferiche, per la disoccupazione giovanile.
Immediata la reazione del governo secondo cui la stima del Fmi è basata su una metodologia che non tiene conto delle riforme strutturali che già sono state introdotte. In una nota il ministero dell'Economia spiega perché non servono 20 anni per tornare a una occupazione pre-crisi. Ovviamente la previsione ha scatenato polemiche e analisi degli addetti ai lavori e dei politici.
Noi ci limitiamo a constatare che il messaggio lanciato richiama il titolo di una canzone, ci rivedremo tra venti anni, ma speriamo di farcela prima. Perché se aspetteremo due decenni forse non ci saremo più. A meno che la previsione non sarà smentita e soprattutto l'Italia non si rimetta in marcia con le riforme che servono per rendere il Paese più efficiente.


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