lunedì 13 luglio 2015

Senatori comprati, Berlusconi ko

Editoriale Radio Onda Libera del 9 luglio 2015

Silvio Berlusconi è stato condannato a tre anni di carcere per corruzione in concorso con Valter Lavitola, condannato alla stessa pena dell’ex premier. E' quanto hanno deciso i giudici del tribunale di Napoli, nell’ambito del processo sulla presunta compravendita di senatori che causò la caduta del governo Prodi nel 2008, in particolare il caso dei soldi pagati a De Gregorio.
Diciamo subito che è un processo destinato a finire perché tra pochi mesi, a novembre per la precisione, scattano i termini per la prescrizione. A meno che Berlusconi non decida di rinunciare e andare avanti nell'appello.
Detto questo veniamo ai commenti e alle reazioni. "Si tratta di una sentenza politica, di un'assurda condanna politica, basata su un teorema ridicolo": queste le parole a caldo del leader di Forza Italia, sempre più convinto di un complotto e una persecuzione giudiziaria da parte dei magistrati per danneggiare la sua immagine di protagonista della politica. Più o meno sulla stessa linea gli esponenti del centrodestra, mentre l'ex presidente del consiglio Prodi si è limitato a dire che da questa vicenda è stata lesa la democrazia. 
Qualche considerazione va fatta. La sentenza è arrivata quando Berlusconi sta vivendo la stagione del declino, ma è la prima volta che viene giudicato per una questione squisitamente politica. La corruzione si basa sul versamento di Berlusconi di tre milioni al senatore De Gregorio perché cambiasse schieramento e desse una mano a far crollare il governo di Prodi.

Non si tratta soltanto di un cambio di casacca, di partito; se fosse solo così in tantissimi dovrebbero essere messi all'indice. Si tratta di una sentenza che non avrà grosse conseguenze giuridiche, ma che è significativa dal punto di vista politico perché sancisce una specie di "mercato delle vacche" della classe politica, scusate se il paragone è forte, una compravendita di senatori che per denaro tradiscono il mandato e il dovere parlamentare e si vendono al migliore offerente. Ma andando oltre, oltre il mercimonio puro, il verdetto di Napoli fotografa l'andazzo di una politica, il discredito di una categoria che non si fa scrupoli a vendersi per i propri interessi.
Di fronte a fatti del genere è inutile chiedersi le ragioni dell'allontanamento dei cittadini dalla politica, dall'alto tasso di astensionismo alle elezioni.  E se i politici non si fermano a riflettere e soprattutto non si sbrigano a cambiare pelle, la situazione non si recupererà più, sarà sempre peggio.

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