martedì 21 luglio 2015

Classifica amara per gli atenei perugini

Editoriale Radio Onda Libera del 21 luglio 2015

E' stata resa nota la classifica delle migliori università italiane nel 2015 secondo Il Sole 24 Ore, che si è basato su 12 indicatori, tra cui i tassi di occupazione degli ex studenti, l’attrattività per chi arriva da fuori regione, il numero di stage e tirocini, la produzione scientifica e il giudizio degli studenti stessi. Al primo posto si piazza Verona che ha scalzato l'ateneo di Trento che si colloca al secondo, mentre politecnico di Milano e Alma master di Bologna seguono pari merito al terzo.
Le graduatorie sono state realizzate grazie alle banche dati messe a disposizione dal ministero e da Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) dalle quali emerge anche la top list delle università non statali. La Bocconi è prima, seguita da Luiss e San Raffaele di Milano.
C'è quindi una classifica generale che è il risultato di una visione, di un quadro di insieme delle caratteristiche dell'ateneo, ma l'esame Dei singoli indicatori fornisce i punti di forza e di debolezza.
Ma le università perugine a che punto si piazzano? Allora diciamo subito che l'ateneo degli studi retrocede, dal 32esimo al 37esimomposto su 61 atenei esaminati, mentre quella per gli stranieri aumenta di qualche posizione ma si colloca al 47esimo posto. Uno dei punti di forza si chiama borse di studio ma questo capitolo non è gestito dall'università bensì dall'Adisu. e questo va detto per chiarezza e onestà.
Per il resto le performance dei nostri atenei non brillano anzi scivolano verso il basso, sempre più in compagnia degli atenei del Sud, ma non ci sembra una scoperta rivoluzionaria, anzi è una conferma dei dati, o meglio del calo degli iscritti. Perché un giovane dovrebbe venire a Perugia se l'università non è più attrattiva, non gode più di una reputazione eccellente in didattica e ricerca? Si iscrive in altre città, è semplice.
Questa ricerca dovrebbe far riflettere chi governa l'università perugina, dovrebbe obbligare la governance a farsi un esame di coscienza, cercare di capire e soprattutto come fare per raddrizzare quei numeri negativi. Fare spallucce o scaricare le colpe sulle precedenti gestioni non è corretto dal punto di vista intellettuale. Ma la crisi dell'università riguarda anche le altre istituzioni, perché interessa la città intera, la Regione, il benessere economico e sociale di un territorio. Quindi il campanello d'allarme suonato dal sole 24 Ore non va ignorato. Sarebbe un errore, un altro, imperdonabile.


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