lunedì 13 luglio 2015

La Grecia sta con Tsipras

Editoriale Radio Onda Libera del 6 luglio 2015

Il referendum della Grecia è stato uno schiaffo alla Merkel e all'Europa. Dalle urne è uscita una valanga di "no". Oltre Il 61% degli elettori ha scelto di dare ragione al governo di Alexis Tsipras. Determinanti sono stati soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni: quasi il 70% ha votato contro l'accordo proposto dai creditori internazionali. Inaspettato il risultato e soprattutto la portata, la dimensione del no.  Entusiasti i commenti. "La democrazia non può essere ricattata" ha detto a caldo il premier.
Il "no" non è una rottura con l'Unione europea, è una scelta coraggiosa che cambierà il dibattito e i rapporti di forza in Europa. Su questi concetti concordiamo con Tsipras. Lo abbiamo detto anche in altre occasioni, quando i cittadini sono chiamati a esprimere il proprio parere su una legge, su una decisione del governo, è un fatto positivo, a prescindere da quello che decideranno. Poi quando i cittadini dicono con nettezza quello che vogliono allora il risultato va salutato con rispetto.
Tornando alla Grecia, va detto innanzi tutto che la consultazione era vista come un referendum pro o contro Tsipras, è questo il messaggio che era stato dato da tutti gli altri stati europei che più o meno velatamente si erano schierati per il "sì", che voleva dire sì alla politica economica dell'Europa, sì alla Merkel e alla Troika che decidono le sorti delle Borse europee. Invece è andata diversamente. E questo è un chiarimento. Perché la gente sta con il premier.  Anzi la schiacciante vittoria dei "no" suona come una umiliazione di chi ha voluto lo scontro in Europa, convinto di poter rimettere in riga una nazione che ha alzato la testa, convinto di metter in riga chiunque provi a dire qualcosa di contrario, a chi si azzarda a criticare le scelte dell'Europa.

La prima a essere umiliata è  la cancelliera tedesca. Ma a essere sconfitti da questo referendum sono anche i leader europei che non si sono mossi in un ruolo di mediatori per evitare che si arrivasse a questo punto di rottura con la Grecia.
Ora il vero vincitore è Tsipras che ha dimostrato a tutti di avere una vera leadership, consenso e fiducia, oltre che capacità e orgoglio. Ha azzardato una mossa che gli ha dato ragione. E in politica questo vale, e vale molto.
Ma ora cosa succede? Quali saranno gli scenari? E le conseguenze per l'Italia? Queste le domande più comuni che tutti ci facciamo da ieri sera.
Allora, vediamo le prime mosse dei protagonisti. Tsipras ha chiesto un accordo con i partner internazionali in tempi rapidi, rapidissimi. Ma da Berluno i commenti sono gelidi, quasi porte in faccia. Intanto la Merkel e Hollande hanno convocato per domani pomeriggio un summit straordinario dell'eurogruppo.
La Grecia resterà nell'euro? O tornerà alla dracma? Si è anche parlato di una moneta parallela, oppure dichiarerà fallimento perché non riuscirà a pagare i debiti con l'Europa? Poche ore fa il ministro dell'economia Varoufakis ha deciso a sorpresa di dimettersi per aiutare Tsipras a riaprire il dialogo.
Quello che succederà ora non è chiaro, del resto ancora si commenta il voto di ieri e si aspetta di vedere la reazione delle Borse. Di certo non sarà facile far ripartire la trattativa, come non sarà facile ricucire lo strappo. Così come non sarà facile trovare la strada burocratica della riammissione della Grecia nella Comunità. Dovrà dire la sua anche Draghi con la Banca europea a cui tutti guardano per vedere se allenterà i cordoni della borsa.
Ma, un'ultima considerazione, sarà ancora forse più difficile per ciascun Paese membro dell'Europa far finta di niente, l'effetto contagio e dietro l'angolo, la tentazione di fare come Atene sarà sempre più alta.


Nessun commento:

Posta un commento