giovedì 16 luglio 2015

La povertà frena, ma è sempre troppa

Editoriale Radio Onda Libera del 16 luglio 2016

Il parlamento greco ha approvato stanotte il pacchetto di misure imposto da Bruxelles, dopo ore di tensione dentro e fuori l'aula, con scontri in piazza e proteste accese. Per la cronaca i sì sono stati 229, 64 i no, 6 gli astenuti.  Ma vogliamo parlare delle condizioni economiche in Italia. E lo facciamo con un dato, l'ultimo, sull'indice di povertà.
Nel suo report relativo al 2014, l’Istat ci ha detto che gli italiani poveri sono oltre 7 milioni e che quasi un milione e mezzo di famiglie (il 5,7% di quelle residenti) risultano in condizione di povertà assoluta (per un totale di 4 milioni e 102 mila individui (6,8% dell’intera popolazione), non possono cioè permettersi di acquistare il minimo indispensabile per vivere.
Ad accompagnare la notizia, o forse ad addolcirla, la circostanza che dopo due anni di crescita ininterrotta la povertà in Italia l'anno scorso è rimasta stabile.
Ci meravigliamo di chi si accontenta di questo elemento, noi ci stupiamo e ci indigniamo che la povertà ancora esiste e in proporzioni da Paese non proprio fra i primi al mondo in quanto a ricchezza. Tra le persone coinvolte, un milione 866mila risiedono nel Mezzogiorno (l’incidenza è del 9%). In tre regioni del Sud – Calabria, Basilicata e Sicilia – siamo addirittura a livelli di allarme: qui oltre una famiglia su quattro vive in condizioni di indigenza. A presentare valori più bassi sul fronte dell’incidenza della povertà sono Trentino Alto Adige (3,8%), Lombardia (4%) ed Emilia Romagna (4,2%).
Dai dati dell’Istat emerge anche che due milioni e 44mila poveri sono donne (6,6% della popolazione), un milione e 45mila minori (10%), 857mila hanno un’età compresa tra 18 e 34 anni (8,1%) e 590mila sono anziani (4,5%).
Questi numeri e queste percentuali non possono lasciarci indifferenti, sono dati che fotografano un Paese che viaggia a troppe velocità e che nonostante le previsioni ottimistiche non ha svoltato, non ha invertito la tendenza. E chissà quando lo farà. E quanto mai urgente, anzi forse è troppo tardi, che la politica studi un piano serio e realistico finalizzato se non ad azzerare a ridurre la povertà. Per una questione di dignità, di solidarietà e di civiltà.


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