venerdì 3 luglio 2015

Troppi reati contro l'ambiente

Editoriale Radio Onda Libera dell'1 luglio 2015

C'è un settore criminale che non conosce crisi. Anzi è più florido che mai. È quello degli ecoreati. Sono stati quasi 30mila i reati ambientali commessi nel 2014. Un business con un fatturato spaventoso: 22 miliardi di euro, con una crescita del 47% (circa 7 miliardi) rispetto al 2013. Sono alcuni dati contenuti nel report annuale stilato da Legambiente.
Una fotografia non certo lusinghiera, arrivata a poche settimane di distanza dall’approvazione della legge che ha inserito nel codice penale 5 delitti contro l’ambiente. Per ecoreati si intendono i delitti legati al ciclo dei rifiuti, degli alimenti e all’abusivismo edilizio.
La maglia nera per l’illegalità va alla Puglia, in particolare alla provincia di Bari, dove vengono commessi l’8,6% sul totale nazionale dei reati ambientali e il 22,7% di quelli sui rifiuti. Dopo la Puglia, che da sola conta il 15,4% dei reati ambientali commessi nel 2014, seguono Campania (12,7%) e Sicilia (13%). Al Centro la regione più colpita è il Lazio, mentre al Nord la criminalità è radicata soprattutto in Liguria. E nelle regioni del Sud sono più concentrate le cosiddette ecomafie, le situazioni di illegalità ambientale nelle regioni a tradizionale presenza della criminalità organizzata. Non solo rifiuti, però: gli ecoreati riguardano anche i delitti che riguardano il ciclo alimentare (4,3 miliardi di giro d’affari), e questo è un tipo di illegalità che è un danno serio per la salute collettiva, e genera un’economia sommersa di molti miliardi di euro.
Questo il quadro della situazione. Cosa fare in un settore su cui ha puntato l'attenzione anche il Papa, con la recente enciclica "Laudato sì" con cui invita a salvaguardare l'ambiente e la natura?
A parte la repressione dei reati e quindi la certezza della pena, in questo senso va bene finalmente l'introduzione dei delitti contro l'ambiente nel codice penale dopo oltre venti anni di battaglie, ma non basta. Bisogna cambiare cultura e mentalità, bisogna soprattutto cambiare politica che deve diventare una buona politica del territorio, con un sistema di controlli efficace e serio, una buona politica che curi i paesaggi e pensi a piani regolatori che rispettano l'ambiente e non lo violentano.
Anche perché il creato ci è stato consegnato con il dovere morale di trasmetterlo alle generazioni future, non certo di distruggerlo. E questo passa per piccole, individuali scelte, ma anche per le grandi decisioni di chi governa le città.


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