domenica 5 luglio 2015

Il capogruppo balneare
e un'idea per le indennità

Il punto del direttore del 5 luglio 2015

Una volta c’erano i governi balneari, quelli della Prima repubblica, formati durante il periodo estivo con il solo compito di gestire gli affari correnti nell’attesa di un successivo chiarimento tra le forze politiche in Parlamento per la formazione di un nuovo esecutivo, con un preciso indirizzo politico e un programma di lavoro meglio definito. Si trattava, insomma, di un governo concepito sin dalla nascita come temporaneo e destinato a una durata di pochi mesi. Per la cronaca il primo governo balneare della storia parlamentare italiana viene fatto risalire al Leone I del 1963. Oggi il Pd umbro si è inventato il capogruppo balneare, vale a dire il segretario regionale del partito nella persona di Giacomo Leonelli che si assume la responsabilità di guidare la compagnia piddina in consiglio regionale per i mesi estivi e poi riconsegnare il mandato nelle mani di un collega che continuerà il lavoro.
Una sorta di staffetta di cui per la verità non si capisce né la ratio né il fine ma che testimonia la grande confusione che regna dalle parti di piazza della Repubblica. A meno che il capogruppo balneare non rivendicherà il ruolo di dispensare consigli e suggerimenti sulle mete vacanziere dei consiglieri, tipo prenotazioni last minute o come comportarsi in caso di disguidi. Anche perché, diciamocelo francamente, una volta sbrigate le pratiche per la presidenza del consiglio regionale e per le nomine delle commissioni, l’assemblea legislativa non è attesa da un tour de force, se non sotto l’ombrellone o al fresco delle montagne.
Ergo, il lavoro che attende Leonelli non sarà così faticoso quindi tutto sommato il giovin segretario potrà farcela a mantenere il doppio incarico senza sudare troppo. A patto, per il bene del suo partito, che provi a risanare le ferite e gli strappi dentro il Pd. E così nel 2015 la politica umbra si può vantare di aver preso in prestito un aggettivo, balneare, coniato la bellezza di oltre mezzo secolo fa per indicare un incarico istituzionale provvisorio. Comunque tale trovata è emersa dalla riunione del gruppo Pd che, era prevedibile, si è impantanata subito, riuscendo a dare anche dei siparietti carini che inducevano i presenti al sorriso per non cedere alle lacrime. Il perché è presto detto. La prossima settimana toccherà votare il presidente di Palazzo Cesaroni e i pretendenti sono almeno in tre, Donatella Porzi, la più votata, Eros Brega, l’uscente, e Marco Vinicio Guasticchi che, rimasto senza posto in giunta nonostante pare gli accordi e le garanzie sul tavolo romano, aspira al degno riconoscimento. In prima seduta occorrono 16 voti, in seconda 11. Il problema sono proprio i numeri, e anche i veti ovviamente. La segreteria ha fatto il nome della Porzi perché lady preferenze, perché nuova, perché donna e perché non a digiuno di esperienza amministrativa. Quattro buone ragioni per disinnescare Brega perché vecchio e soprattutto far fuori Guasticchi. Se la candidatura sarà confermata, lunedì altro match, via con la raccolta dei voti. Di certo questa scelta, o anche Brega che non è ancora fuori gioco pur se ha svolto al meglio il ruolo di paciere nell’incontro di venerdì, confermerebbe come vincente la strategia di Gianpiero Bocci, il vero vincitore di queste elezioni regionali, che quindi si può permettere di dare le carte e di imporre il nome. Ma i numeri non sono sufficienti neppure per l’area bocciana a meno che non ci siano soccorsi di vario tipo e colori, dentro e fuori la maggioranza. Comunque per sapere come andrà a finire non resta che attendere venerdì prossimo. Nel frattempo si cercherà di arrivare a un accordo e sarebbe la cosa più giusta e sensata. Altrimenti, come qualcuno ha promesso, sarà un Vietnam.
In chiusura vogliamo segnalare, sempre a proposito di Palazzo Cesaroni, il comportamento del neo consigliere regionale Giuseppe Biancarelli che vistosi accreditare l’indennità del mese di giugno ha postato su Facebook il suo imbarazzo per aver percepito il lauto stipendio di 5.398 euro senza aver fatto assolutamente nulla. Bravo Biancarelli per la sensibilità e soprattutto per aver promesso di voler cambiare le cose. Gli altri suoi colleghi si sono ben guardati dal provare imbarazzo o forse l’hanno provato in silenzio. Chissà se alla nuova compagine di consiglieri verrà in mente di appoggiare Biancarelli nel proporre qualcosa di diverso... ma nel frattempo, visto che gli accrediti sui conti correnti sono stati fatti a tutti, perché non devolvere quella somma, l’indennità di giugno percepita senza lavorare, per esempio a un fondo di solidarietà per aiutare chi ha bisogno? In questo caso la politica farebbe veramente una bella figura, oltre che una buona azione. E di questi tempi non è poco. Di sicuro sarebbe un gesto gradito e apprezzato dai cittadini.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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