lunedì 19 maggio 2014

Una campagna moscia,
si spera negli ultimi fuochi

Il punto del direttore del 18 maggio 2014

Una volta c'erano le folle oceaniche ad ascoltare nelle piazze i comizi dei leader dei partiti. Una volta c'erano i muri tappezzati di manifesti 6x3 con le facce quasi sempre sorridenti dei candidati. Una volta c'erano in giro pacchi e pacchi di santini, tutti colorati e tutti con la penna che da sola scriveva il cognome di chi votare. Una volta c'erano le tavolate di commensali che sostenevano e applaudivano il proprio "cavallo". Una volta c'erano i confronti e gli sfottò che contrapponevano gli avversari politici. Una volta i titolari di tipografie e di ristoranti si sfregavano le mani a ogni consultazione.
Oggi la campagna elettorale è moscia, sotto tono, incontri con massimo 20 persone, a volte neppure tutti i candidati in lista timbrano il cartellino della presenza.Alcuni, quelli tecnologicamente avanzati, frequentano il virtuale e riempiono le bacheche di mi piace, condividi, e via dicendo. Gli altri si stanno adeguando ai tempi che cambiano e si limitano a qualche porta a porta, parenti e amici, amici di parenti, parenti di amici, ma sempre tutto ristretto. Tra i candidati a sindaco la lotta è più palese e si ravviva in occasione dei pochi forum aperti ai cittadini che partecipano e si sbizzarriscono anche a fare domande. Nei 68 comuni dell'Umbria chiamati al voto domenica prossima bisogna eleggere oltre mille persone, per la precisione le poltrone a disposizione sono 1.171, tra consiglieri, assessori e naturalmente sindaci (esattamente 944 i primi compresi i 68 primi cittadini, e 227 i secondi). E gli aspiranti a uno di questi posti nelle amministrazioni locali sono la bellezza di 3.600. 
Insomma da noi ancora fa gola, nonostante tagli e indennità ritoccate, dedicarsi alla politica a tempo pieno. Detto ciò, in questa come in tutte le campagne elettorali per le comunali, negli ultimi giorni affiora con prepotenza il timore del voto disgiunto, vale a dire croce su un candidato a sindaco e preferenza su un candidato di una lista non collegata al primo. Un modo questo consentito dalla legge che permette di disperdere voti e soprattutto di prendersi qualche rivincita, tipo punire il candidato del partito e fargli prendere meno voti della o delle liste che lo appoggiano. 
I soliti giochetti, vecchi come il cucco, che si consumano però nel segreto dell'urna e prima possono essere sussurrati solo a persone fidate. E' una questione di stile ma purtroppo ne succedono di tutti i colori in campagna elettorale. Tipo un candidato alle europee, Maria Rosi del Nuovo Centro Destra, che "sbaglia" (?) e va sostenere un candidato a sindaco di un altro partito con tanto di foto ricordo immortalata su facebook. Oppure la gaffe firmata e pronunciata dall'ex segretario del Pd Guglielmo Epifani che a Spoleto si è un tantino confuso e ha parlato di città decaduta dopo il governo di destra. Certo non spiegargli che nella città del Festival la giunta uscente è di centrosinistra è un errore gravissimo da parte di chi l'ha invitato. Ma anche Epifani, che è umbro di Cannara, si poteva preparare un pochino prima di esprimersi.
Un altro giochino tanto in voga tra i candidati si chiama accoppiata o tandem. Vale a dire affiancare al proprio nome quello di un altro in una logica di sostegno e scambio nel senso io porto te, tu porti me. La circostanza più simpatica è quando qualche candidato che crede di essere più furbo degli altri fa accordi con più colleghi e colleghe nella speranza di essere super votato, ma il paese è piccolo, la gente chiacchiera e alla fine viene sgamato e non viene linciato ma sputtanato sì con il rischio di fare la fine di chi troppo vuole nulla stringe (in termini di voti ovviamente).
Un altro tema che tiene banco si chiama sondaggi, tutti si vantano di averne qualcuno segretissimo che premia tizio e castiga caio e allora la ricerca spasmodica impazza durante gli incontri, nelle sedi dei comitati elettorali, perfino durante le chiacchierate al bar davanti a un caffè.
Comunque, a tal proposito c'è anche il fenomeno Ricci, nel senso di Claudio, sindaco di Assisi, che è in campagna elettorale non per queste elezioni bensì per quelle regionali dell'anno prossimo. Si è avviato per tempo e la sua strategia è di presentare in lungo e in largo per l'Umbria il modello della città del Poverello che amministra come vincente. Il suo motto è allargare, spaziare trasversalmente e quindi incontra tutte le liste civiche, quelle di ispirazione di centrodestra e anche quelle di ispirazione centrosinistra. Fuori dal partito, fuori dallo schieramento che lo ha eletto e in cui in passato ha militato. Anche a costo di qualche passo falso (o passo giusto, dipende) come quello di appoggiare a Perugia una formazione pro Boccali. Inutile dire che si è scatenato il finimondo e tutti gli esponenti di centrodestra sono partiti lancia in resta contro l'ingegnere sindaco. Che, essendo ufficio stampa di se stesso, prontamente ha comunicato a tutto il mondo che se ne frega di quello che dicono i suoi ex alleati.
Fin qui le curiosità, piccole e modeste, di questa campagna elettorale per le amministrative.
Volando un pochino più alto, è facile constatare che le visite dei candidati alle elezioni europee sembrano tour de force più che tour elettorali. Caffè a Perugia, aperitivo a Foligno, pranzo a Spoleto, merenda a Terni, cena a Orvieto, dopocena in un'altra regione.
Eh sì, perché la circoscrizione centro interessa anche le Marche, la Toscana e il Lazio, e ciò si traduce in migliaia di chilometri percorsi e tante, tantissime strette di mano e pacche sulle spalle. Certo, se queste fossero voti allora il bottino sarebbe pieno. In conclusione, ultimi giorni e ultimi fuochi per parlare di programmi e di contenuti. E poi, finalmente, si conteranno i voti.
anna.mossuto@gruppocorriere.it
www.annamossuto.it

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