venerdì 9 maggio 2014

Le "spine" del decreto sul lavoro

Editoriale Radio Onda Libera dell'8 maggio 2014

Il decreto lavoro è stato approvato tra proteste e manette. Nell'aula del Senato è andata in scena l'ennesima contestazione dei parlamentari del Movimento 5 Stelle che si sono incatenati ai banchi per esprimere il proprio dissenso per i contenuti del provvedimento e anche perché il governo ha messo la fiducia per farlo approvare senza problemi. La protesta ha accomunato anche Forza Italia, Lega e Sel. I lavori sono stati sospesi e poi ripresi, fino alla votazione. Il Pd lo ha difeso perché sostiene porterà occupazione. Il decreto che scade il 19 maggio ora torna alla Camera. I tempi sono stretti e l'iter è a rischio.
Questo decreto ha spaccato non solo il Pd ma anche la Cgil. Il testo - che introduce parecchie novità come le sostanziose penali (ma non l'assunzione obbligatoria) per chi sfora il tetto del 20 per cento dei dipendenti a tempo determinato, nuove norme sull'apprendistato e il limite di rinnovo di cinque contratti, sempre a tempo determinato, nell'arco di tre anni - è arrivato al Senato dopo le modifiche in Commissione Lavoro di Palazzo Madama che hanno recepito le richieste dei partiti minori della maggioranza, soprattutto del Nuovo Centrodestra.
Modifiche criticate da sindacati e sinistra Pd, che invece, precedentemente, alla Camera erano riusciti a far votare un testo diverso da quello iniziale del governo (tra le modifiche, il limite di rinnovo di cinque contratti in tre anni, anziché otto). Testo che però non era piaciuto a Ncd e Sc, che, a loro volta, avevano subito chiesto modifiche al Senato. Alla fine, dopo la sintesi in Commissione a Palazzo Madama, si è giunti a una "buona mediazione", secondo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
 Da sottolineare che la protesta dei grillini oltre che nel merito, le stesse obiezioni che fanno la minoranza Pd e il sindacato, si è manifestata per il metodo adottato dal governo: porre la fiducia significa strozzare sul nascere la discussione, significa bloccare il confronto. E questo non è proprio segno di democrazia.
 Ci meraviglia chi si meraviglia del fatto che i senatori e gli onorevoli del Pd protestino quando sono in disaccordo con questa politica e i provvedimenti frutto di questa politica. Ma cosa dovrebbero fare? Le belle statuine in aula? Oppure le scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano?

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